OSCAR 2021, TRIONFA NOMADLAND. ITALIA A BOCCA ASCIUTTA

OSCAR 2021, TRIONFA NOMADLAND. ITALIA A BOCCA ASCIUTTA

Il film di Chloé Zhao ha portato a casa le statuette per il miglior film, miglior regia, miglior attrice protagonista e miglior produttrice (Frances McDormand). Niente da fare per Laura Pasini e per i truccatori di Pinocchio.

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Alla fine, è andata più o meno come ci si aspettava. A portare a casa i premi più importanti, tra cui quello per il miglior film e la miglior regia, è stato Nomadland di Chloé Zhao, già vincitore del Leone d’Oro a Venezia. Il film di Zhao ha visto premiata anche la sua protagonista Frances McDormand, che ha ricevuto sia la statuetta come miglior attrice protagonista, sia quella come miglior produttrice. McDormand, che ha dedicato il premio alla comunità di nomadi al centro del film, “alla loro resilienza e gentilezza”, ha fatto un appello dal palco: “Per favore, guardate il film sullo schermo più grande possibile, e portate tutti quelli che conoscete in sala a vedere tutti i film premiati quest’anno”. L’attrice ha ricevuto oggi il terzo premio della sua carriera come miglior attrice (dopo quelli per Fargo, nell’89 e Tre manifesti a Ebbing, Missouri, nel 2018: meglio di lei aveva fatto solo Katharine Hepburn).

Un po’ a sorpresa, la statuetta per il miglior attore protagonista è andata a Anthony Hopkins per il dramma The Father; è il secondo Oscar vinto dal grande attore nella sua lunga carriera, dopo quello nel ‘92 per Il silenzio degli innocenti. A 83 anni, Hopkins è anche l’attore più anziano a ricevere tale riconoscimento.

È stata un’edizione fortemente condizionata dall’emergenza che il mondo sta vivendo: sul palco è stata ospitata anche un’epidemiologa che ha dispensato consigli su come affrontare la pandemia (quelli di sempre: distanziamento, mascherina, igienizzazione delle mani) e ha promosso il vaccino, “gratuito e disponibile per tutti”. La cerimonia quest’anno si è sdoppiata: oltre allo storico Dolby Theater, in collegamento c’era l’ex caserma dei pompieri Union Station. Le star che erano incaricate di consegnare i premi, stavolta (da Brad Pitt a Harrison Ford) erano fisicamente presenti sul palco), mentre i candidati erano sparsi in tutto il mondo, da Seoul a Parigi fino a Kilkenny in Irlanda.

La cerimonia è stata introdotta da Regina King, che, entrata con l’Oscar a suo tempo vinto per Se la strada potesse parlare, ha spiegato: “Immaginate di essere su un set, siamo 200 attori che hanno fatto tamponi, vaccini e controlli. È stato un anno duro e ancora ci siamo in mezzo, e piangiamo la perdita di tante persone. Se le cose fossero andate diversamente, oggi invece che i tacchi alti mi sarei messa stivali da marcia. Sono la madre di un ragazzo nero e so con quanta paura dobbiamo combattere, non c’è fama che tenga”.

Il premio per la regia a Chloé Zhao è stato annunciato dal regista di Parasite Bong Joon-Ho, in collegamento da Seul; si tratta della seconda regista donna a ricevere un tale riconoscimento (dopo Kathryn Bigelow) e della prima asiatica. “Grazie ai colleghi di candidatura e alla compagnia che ha fatto il film”, ha detto la regista ritirando il premio. “Ho pensato molto ultimamente a come si fa ad andare avanti quando le cose si fanno dure. Crescendo in Cina con mio papà imparavo testi cinesi classici, delle poesie; ne ricordo una la cui prima frase diceva ‘Le persone alla nascita sono intrinsecamente buone’. Continuo a crederlo anche oggi. Questo Oscar è per tutti quelli che hanno fede e coraggio a tener fede alla bontà in sé stessi e negli altri nonostante le difficoltà”.

Il premio per la miglior attrice non protagonista, annunciato da Brad Pitt, è andato all’attrice sudcoreana Yoon Yeo-jeong, interprete della nonna di Minari. Proprio lei, in passato, aveva parlato dello stress che le comportava rappresentare il suo paese nella competizione. “Vengo dalla Corea, vivo da un’altra parte del mondo”, ha detto l’attrice. “Solitamente li vedo in tv, di essere qui dal vivo non riesco a capacitarmi”. Yoon ha dedicato il premio ai suoi due figli “che hanno convinto la mamma ad andare a lavorare fuori casa”.

L’Oscar per il miglior montaggio, assegnato da Harrison Ford (che ha fatto un riferimento alla sua esperienza personale e al montaggio di Blade Runner) è stato assegnato a Mikkel E.G. Nielsen per il montaggio di Sound of Metal. Poche sorprese anche per quanto riguarda la statuetta tributata al miglior film d’animazione, vinta da Soul della Pixar. “Questo film è una lettera d’amore per il jazz, come il jazz non possiamo controllarlo, ma possiamo trasformarlo in qualcosa di bello. Vorremmo ringraziare tutti gli insegnanti di musica e di arte nel mondo”. Il film di Pete Docter si è aggiudicato anche il premio per la migliore colonna sonora, di Trent Reznor e Atticus Ross (che erano candidati anche per Mank).

Ad aggiudicarsi le statuette per il miglior trucco e i migliori costumi è stato il dramma di Netflix Ma Rainey’s Black Bottom; il film si è imposto sull’italiano Pinocchio, che aveva visto candidati per i costumi Francesco Pegoretti, Mark Coulier e Dalia Colli e Massimo Cantini Parrini. Mank di David Ficher, racconto della genesi della sceneggiatura di Quarto potere, si è dovuto accontentare dei premi per la miglior scenografia (a Donald Graham Burt e Jan Pascale) e fotografia (Erik Messerschmidt). La statuetta per il miglior suono, com’era prevedibile, va al team che ha lavorato a Sound of Metal, racconto in prima persona di un batterista heavy metal che perde l’udito. Nessuna sorpresa anche per quanto concerne il premio per gli effetti speciali visivi, tributato al team di Tenet di Christopher Nolan.

Miglior attore non protagonista è risultato invece Daniel Kaluuya, per il suo ruolo di Fred Hampton – leader delle Pantere Nere ucciso dall’FBI – nel biopic Judas and the Black Messiah. “Grazie Dio, non sarei qui senza la tua guida e protezione. A mia madre che mi ha dato tutto, a mia sorella e alle mie nipoti e agli amici in tutto il mondo”, ha dichiarato Kaluuya. Parlando della figura storica da lui interpretata, l’attore ha commentato: “Che uomo, che uomo. Siamo stati benedetti dalla presenza di Fred Hampton, sei stato su questa terra solo 21 anni, e sei stato in grado di nutrire e dare assistenza a tanti. C’è tanto lavoro da fare, cominciamo da martedì che stasera c’è tanto da festeggiare! Amore e pace per tutti noi”.

La statuetta per la migliore sceneggiatura originale è stata tributata invece a Emerald Fennell, regista e sceneggiatrice di Una donna promettente, che ha girato il film in 23 giorni al settimo mese di gravidanza. “Il premio è dedicato al mio bambino che è arrivato qualche settimana dopo la fine del film, forse perché sono stata tutto il tempo con le gambe incrociate”, ha detto Fennell. L’Oscar per il miglior copione originale è stato tributato invece a Florian Zeller e Christopher Hampton per The Father, adattamento di un dramma teatrale dello stesso Zeller.

Il premio per il miglior film internazionale, anche in questo caso rispettando le previsioni, è andato a Un altro giro di Thomas Vinterberg. Il regista, premiato da Laura Dern, ha fatto un lungo elenco di ringraziamenti, citando in particolare la moglie, “che mi è stata vicina in un momento difficile, e il cast che ha salvato me e il film”. Il regista ha infatti perso la figlia ventenne in un incidente, dopo i primi quattro giorni di riprese. Vinterberg, raccontando della figlia, si è commosso rivelando come questa avesse letto il copione del film e l’avesse amato. “Forse hai fatto qualcosa dall’alto per realizzare questo miracolo. Questo è per te”, ha concluso, commosso, il regista danese.

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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