Pablo Larraín
Nato a Santiago del Cile il 19 agosto 1976, Pablo Larraín ha studiato comunicazione all’Universidad de Artes, Ciencias y Comunicación (UNIACC) di Santiago, prima di fondare la sua casa di produzione audiovisiva, Fabula. Nel 2005 ha fatto il suo esordio dietro alla macchina da presa con Fuga, ma è due anni dopo che si è imposto all’attenzione della critica con Tony Manero, presentato al Festival di Cannes e vincitore del Torino Film Festival.
Nel 2010, con Post Mortem, racconta il colpo di stato cileno del 1973 con gli occhi di un funzionario dell’obitorio di Santiago; nel 2012 torna a narrare la storia del suo paese in No – I giorni dell’arcobaleno, film sul referendum che nel 1988 segnò la fine della dittatura di Augusto Pinochet.
Nel 2013, Larraín è membro della giuria della Mostra di Venezia. Nel 2015 torna dietro la macchina da presa con Il club, dura storia incentrata su quattro membri del clero macchiatisi di gravi crimini, che vince il Gran premio della giuria al Festiva di Berlino.
Nel 2016 escono due sue regie, entrambe di biopic: Neruda, presentato nella Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes e incentrato sul rapporto tra il poeta e il detective Óscar Peluchonneau, incaricato del suo arresto; e Jackie, racconto della vita della first lady Jacqueline Bouvier all’indomani dell’uccisione di John Fitzgerald Kennedy. Quest’ultimo, presentato a Venezia, vince il premio per la miglior sceneggiatura e ottiene tre nomination agli Oscar (colonna sonora, costumi, e attrice protagonista a Natalie Portman).
È del 2019 la regia di Ema, dramma incentrato sul personaggio di una giovane ballerina alle prese con un figlio adottivo con tendenze piromani, presentato di nuovo a Venezia; nel 2021, Larraín fa il suo esordio sul piccolo schermo con la regia di La storia di Lisey, miniserie televisiva tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King.
Sempre del 2021 è il suo ritorno alla regia di un lungometraggio con Spencer, biopic sulla figura della principessa Lady Diana, interpretato da Kristen Stewart: il film è di nuovo in concorso a Venezia, e ottiene inoltre una nomination all’Oscar per l’interpretazione della Stewart.