L’ISOLA DEI CANI

L’ISOLA DEI CANI

Tornando dopo nove anni all'animazione in stop motion, Wes Anderson dirige con L'isola dei cani un film complesso e stratificato, in cui la società canina è contrappunto di un mondo umano preda di pulsioni irrazionali e distruttive, a un passo della rovina.

Pelose avanguardie rivoluzionarie

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Giappone, 2037. Una virulenta influenza canina provoca la quarantena forzata per tutti i cani presenti sul territorio nazionale: i quadrupedi vengono reclusi su un’isola disabitata, già utilizzata come discarica, e lasciati al loro destino. Quando il giovanissimo Atari Kobayashi, nipote di un ambizioso e cinico politico locale, viene forzosamente separato dal suo cane Spots, il ragazzo decide di rubare un deltaplano per raggiungere l’isola. Qui, trova cinque cani, Chief, Rex, Boss, Duke e King, che decidono di aiutarlo nella ricerca del suo fidato quadrupede. Nel frattempo, le autorità giapponesi si mettono sulle tracce di Atari, preoccupate che la sua presenza sull’isola possa mettere a nudo le vere cause della quarantena, e i loschi giochi di potere di suo zio.

Presentato con successo all’ultima Berlinale, dalla lavorazione lunga e meticolosa (la produzione è iniziata nell’ottobre 2016), L’isola dei cani rappresenta il secondo esperimento di Wes Anderson con l’animazione in stop motion, dopo il precedente Fantastic Mr. Fox. Una scelta generalmente controcorrente rispetto al mainstream dell’animazione occidentale, che va tuttavia a rinforzare una sempre più consistente nicchia (comprendente le produzioni Laika, ultima delle quali è il notevole Kubo e la spada magica, oltre al Nick Park creatore di opere come Wallace & Gromit – La maledizione del coniglio mannaro, e del recente I primitivi) che negli ultimi anni ha affiancato la perfezione esibita del digitale, per alcuni versi contrapponendovisi.

Da outsider un po’ freak quale si è sempre dimostrato, anche nell’ambito del cinema live action, da sperimentatore e rimescolatore di generi e suggestioni, Wes Anderson non poteva che trovare nelle potenzialità del “passo uno” un veicolo espressivo potente, persino esplosivo, per la sua poetica. L’artigianalità, volutamente imperfetta, del suo modo di concepire l’animazione, sostanzia e dà consistenza tridimensionale (senza bisogno del ricorso alla stereoscopia) al suo mondo: un mondo fiabesco e futuristico insieme, in cui l’empatia bambino-animale è l’argine alla deriva nella pura cupezza post-apocalittica di un mondo rappresentato come a un passo dal baratro.

In mezzo, questo L’isola dei cani offre un potpourri di citazioni colte e popolari (da Akira Kurosawa ai paesaggi di Hokusai, dal cyberpunk letterario e cinematografico al Giappone feudale), una trama complessa ed elaborata, ma soprattutto uno sguardo estremamente stratificato (e realistico) sulla società canina presente sull’isola. Una società che è contrappunto ideale, e specchio (anche – spietatamente – rivelatore) di quella umana.

L’attraversamento dell’isola da parte del giovane Atari ha la consistenza e l’atmosfera di un viaggio mitico, con elementi da racconto di formazione e scoperta, ma soprattutto con la ricerca di radici che (ri)definiranno sia la personalità sua che quella di tutti i compagni (umani e canini) che lo circondano. Come in Fantastic Mr. Fox, la società animale e le sue (non) gerarchie hanno una grossa importanza nella costruzione narrativa del film, pur laddove il contrappunto umano, in questo caso, è esplicito e sempre presente: la sceneggiatura, tuttavia, stempera le contrapposizioni manichee con l’arma sempre affilata dell’ironia, mostrando alla fine, al contrario di quanto si potrebbe supporre, un sorprendente equilibrio nello sguardo sui diversi personaggi, sul loro background e sulle rispettive motivazioni.

In un’avventura come quella raccontata ne L’isola dei cani,ricca di suggestioni sospese tra universi (passati e presenti) spesso, storicamente e geograficamente, lontanissimi tra loro, stupisce la compattezza della scrittura e del tono: ma stupisce anche, e soprattutto, la rappresentazione plastica e vivissima di un mondo a metà tra realtà e sogno-incubo, in cui la cruda trasfigurazione della storia contemporanea – e dei fantasmi di un Giappone moderno ancora preda di pulsioni irrazionali e autoritarie – è mitigata da quelle pennellate di fantasia infantile che ne smussano i tratti più aspri. Suggestioni che accompagnano il viaggio di Atari come la carezza ruvida, quanto efficace, di un randagio anch’esso in cerca (suo malgrado) di una possibile via di casa.

Un’opera come L’isola dei cani riesce ad accontentare larghe fasce di pubblico, laddove ovviamente se ne accettino le premesse. Stiamo parlando, ovviamente, di un cinema d’animazione maturo, non pensato per un pubblico giovanissimo (seppur privo di elementi – in termini di linguaggio o immagini – che ne possano scoraggiare la visione per quest’ultimo): le varie derivazioni e deviazioni dal plot principale, i frequenti salti temporali, oltre ad alcuni motivi ricorrenti (tra cui quello della comprensione linguistica) suggeriscono la presenza di una platea di spettatori attenta e non casuale. Tuttavia, se si esclude la fascia di età anagraficamente più giovane, il film di Anderson può rappresentare anche un ottimo portale di ingresso, specie in tempi di immaginario standardizzato e precodificato, per un tipo di animazione diverso, che della sua apparente difettosità (in termini di fluidità di movimenti e di precisione della rappresentazione) fa in realtà un’arma vincente.

Scheda

Titolo originale: Isle of Dogs
Regia: Wes Anderson
Paese/anno: Stati Uniti, Germania / 2018
Durata: 87’
Genere: Fantastico, Animazione, Fantascienza
Cast: Scarlett Johansson, Bill Murray, Tilda Swinton, Bryan Cranston, F. Murray Abraham, Frances McDormand, Edward Norton, Ken Watanabe, Jeff Goldblum, Liev Schreiber, Harvey Keitel, Bob Balaban, Courtney B. Vance, Greta Gerwig, Fisher Stevens, Mari Natsuki, Koyu Rankin, Kunichi Nomura, Nijiro Murakami, Yōko Ono
Sceneggiatura: Wes Anderson
Fotografia: Tristan Oliver
Montaggio: Ralph Foster, Edward Bursch
Musiche: Alexandre Desplat
Produttore: Jeremy Dawson, Steven Rales, Scott Rudin, Wes Anderson
Casa di Produzione: American Empirical Pictures, Indian Paintbrush, Scott Rudin Productions
Distribuzione: 20th Century Fox

Data di uscita: 01/05/2018

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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