GARAGE PEOPLE

GARAGE PEOPLE

Interessante, ironico e a tratti disarmante racconto di un mondo a sé, dove le regole sociali spariscono (o sono sovvertite), Garage People è un documentario contemplativo ma non privo di humour, in cui la regista Natalija Yefimkina mette in scena tante piccole storie, a formare un unico ritratto collettivo. Un ritratto non privo di partecipazione. Al Trieste Film Festival 2021.

Vite da garage

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Racconto minimale ma affascinante di un mondo a parte, isolato in una propria dimensione, Garage People è il film con cui la regista Natalija Yefimkina, nata e Kiev e residente in Germania, fa il suo esordio nel documentario. Un debutto che ha avuto la sua presentazione in anteprima mondiale alla Berlinale 2020 – dove ha ricevuto il premio Heiner Carow, dedicato alle opere che trattano rilevanti temi sociali – e che è approdato ora nel Concorso documentari del Trieste Film Festival 2021. Un documentario, quello della regista russa, atipico nello svolgimento, quasi del tutto concentrato in un unico microcosmo – il complesso di garage del titolo – capace di ritrarre un campione di umanità variegato mantenendo uno sguardo neutrale ma non privo di humour. Uno sguardo che preserva alla sua base un approccio narrativo, puntando a comporre storie diverse, in un mosaico dal ritmo vivace e privo di cadute di tono.

Il “mondo” raccontato dalla regista è sito nel nord della Russia, nell’inospitale regione di Murmansk, oltre il Circolo polare artico. Qui, un gruppo di persone sfida il gelo e i disagi trascorrendo il suo tempo in un complesso di garage, dove vengono coltivate passioni e portati avanti affari. Ognuno ha una casa e una famiglia all’esterno, oltre i margini di questo villaggio autosufficiente, i cui limiti restano fuori campo: ma il complesso, fatto di lamiere e ben poco attraente dall’esterno, è un rifugio in cui ognuno ha costruito il suo piccolo mondo. Vitalik e Ilja sono amici che raccolgono e vendono rottami, costantemente in conflitto tra loro; Roman è un gitano che usa lo spazio del garage per allevare quaglie e polli; Pavel intaglia icone religiose, più per passione che per guadagno; Sergei lotta contro il morbo di Parkison, ma si dedica con impegno alla riparazione di piccoli e grandi oggetti; l’anziano Viktor ha scavato quattro piani nel suo garage, trasformandolo in un enorme rifugio. Piccole storie in un affresco collettivo che ha il suo fascino proprio nella varietà.

In Garage People la regista Natalija Yefimkina osserva, scruta i suoi personaggi mantenendone la giusta distanza, fotografa gli ambienti e ne fa in qualche modo parte del racconto: è interessante, a questo proposito, il contrasto tra l’aspetto inospitale e degradato del complesso, circondato da rifiuti e sporcizia, e la bellezza di alcuni degli interni, rappresentazione plastica dei sogni piccoli e grandi dei protagonisti. Il fuori è quasi un miraggio, una rappresentazione indistinta che può fare da sfondo alla poesia recitata dal giovane Ilja L., in una significativa scena che mostra la sua discesa in miniera, o fare da teatro – col ristorante-balera in cui uno dei personaggi si intrattiene con la sua compagna – a una conoscenza imprevista e imprevedibilmente profonda. Il fuori, per esplicita ammissione della regista, è anche il luogo dove la donna – e la moglie in particolare – esercita quel potere che invece scompare nel complesso di garage, mondo prevalentemente maschile; e non a caso una delle poche donne presenti e attive nel rifugio, la giovane cantante di un gruppo heavy metal, medita di lasciarlo presto.

Un mondo al maschile, quello di Garage People, in cui la regista gioca anche con gli stereotipi, facendo parlare a molti dei suoi personaggi un linguaggio diretto e spesso infarcito di volgarità, facendo scorrere abbondantemente la vodka, mettendo in scena scontri verbali e fisici tra i frequentatori dei garage; verso metà film c’è persino una vera e propria rissa, ripresa con camera fissa – con risvolti grotteschi – di cui non si comprendono le ragioni se non nell’alcol abbondantemente versato dai suoi protagonisti. Le storie di questi personaggi così peculiari non si chiudono coi titoli di coda, mentre lo spettatore è consapevole di aver assistito solo a una finestra di queste esistenze, a volte borderline ma non prive di spessore; le didascalie finali ci svelano il destino di alcuni di loro, sia fuori che dentro il complesso, rimandando anche all’idea di tanto altro che ci sarebbe (ancora) da raccontare. Storie che quindi non annoiano, ma coinvolgono e in qualche caso commuovono, nelle loro stranezze e idiosincrasie, nel ritagliarsi un pezzo di quotidianità tutto particolare, restituito dalla regista con partecipazione e humour.

Garage People poster locandina

Scheda

Titolo originale: Garagenvolk
Regia: Natalija Yefimkina
Paese/anno: Germania / 2020
Durata: 95’
Genere: Documentario
Sceneggiatura: Natalija Yefimkina
Fotografia: Axel Schneppat
Montaggio: Nicole Fischer, Lucia Gerhardt, Markus Schmidt, Barbara Toennieshen
Casa di Produzione: Beauftragter der Bundesregierung für Angelegenheiten der Kultur und der Medien (BKM), Filmförderung Hamburg, Tamtam Film, Mitteldeutscher Rundfunk, ARTE

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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