COSMIC SIN
di Edward Drake
Mescolando (male) suggestioni diverse – dalla fantascienza di Isaac Asimov ai parassiti de L’invasione degli ultracorpi – Edward Drake realizza con Cosmic Sin un’opera sciatta e carente in ogni sua componente, che brilla in questo (paradossalmente) per la sua coerenza. Su Amazon Prime Video.
Cosmico nulla
Iniziamo questa recensione dicendo una banalità, ovvero che non serve, necessariamente, un budget particolarmente alto per realizzare un buon film di fantascienza. Laddove l’idea di partenza sia adeguata ai mezzi disponibili, e/o si riesca a mascherare la carenza di questi ultimi con un intelligente lavoro di sceneggiatura, si possono tirar fuori ottimi prodotti – qualche volta capolavori – anche con budget risicati: la storia del cinema sta lì a dimostrarlo. Non ha tuttavia né un’idea adeguata, né un lavoro di sceneggiatura degno di questo nome, questo Cosmic Sin, sconclusionata opera di sci-fi che mescola (male) l’esplorazione del futuro mutuata dalla narrativa di Isaac Asimov, il tema militare in stile Starship Troopers, il motivo dell’alieno parassita de L’invasione degli ultracorpi, e un pizzico di horror zombesco, appiccicato in modo apparentemente casuale al film. Guardando il film di Edward Drake, disponibile su Amazon Prime Video, ci si chiede in effetti come sia possibile che il film funzioni così male in ogni suo comparto, dalla scrittura sciatta alla regia approssimativa, fino alle interpretazioni e ai risibili effetti digitali. Ma vediamo di andare con ordine.
Il ritorno del Generale Sanguinario
Il prologo del film racconta velocemente come, nel 2031, l’umanità abbia fondato la prima colonia su Marte, come dieci anni dopo la tecnologia quantica abbia reso possibili i viaggi interstellari, come nel 2281 siano state stabilite ulteriori tre colonie su altrettanti pianeti, e come nel 2519 una di queste abbia dichiarato la secessione; a risolvere a modo suo il problema, con una bomba quantica che ha sterminato all’istante 70 milioni di individui, è stato il generale James Ford (Bruce Willis) soprannominato da allora il Generale Sanguinario. Cinque anni dopo, Ford – congedato con disonore dall’esercito – viene richiamato in servizio a seguito di un evento straordinario; due ricercatori in missione su una colonia spaziale, infatti, sono stati attaccati da una razza aliena, che sembra prendere possesso dei corpi umani rendendoli schiavi. Ford sarà reintegrato, e il suo crimine cancellato, laddove riuscirà a guidare una spedizione sul pianeta invaso dagli alieni, eliminandoli e prevenendo così l’invasione della Terra. Nella spedizione, l’ex militare ritrova il suo vecchio nemico Eron Ryle (Frank Grillo), ma anche la sua vecchia compagna, la dottoressa Lea Goss (Perrey Reeves) che l’aveva lasciato per la strage compiuta cinque anni prima.
Un’ellissi di 500 anni
Il primo paradosso di Cosmic Sin è che tanto è elaborato e temporalmente esteso il suo prologo (cinque secoli!) quanto basilare e involuta risulta la sua narrazione principale. L’idea di partenza (un parassita alieno che prende possesso dei corpi umani, la spedizione mirata ad annientarlo) non aveva bisogno di tutto il coté futuristico, della premessa delle colonie ribelli e della strage compiuta dal protagonista; viene logico chiedersi quanti rimaneggiamenti abbia subito il copione da quella che poteva essere l’idea iniziale, e quanto questa sia stata cambiata – se non stravolta – per adeguarsi agli scarsi mezzi disponibili. Si resta molto perplessi, fin dalle prime battute del film di Edward Drake, per l’approssimativa presentazione dei personaggi, per il modo confuso in cui viene presentato l’evento scatenante (l’attacco degli alieni ai due militari), per l’incertezza sulla definizione dei nemici – che hanno un corpo eppure, per qualche ragione, devono invadere quelli altrui. Tutto, già nell’introduzione del film – come pure nella prima, confusa sequenza d’azione ambientata nella base terrestre – sembra essere all’insegna dell’approssimazione, con la richiesta allo spettatore di uno sforzo di sospensione dell’incredulità obiettivamente improbo.
88 minuti per (non) morire
Le cose non vanno meglio, ma anzi peggiorano, col progredire del racconto. La sostanza della storia – una missione (forse) suicida attuata con un potente mezzo di sterminio – viene stirata oltre ogni misura, rendendo eccessivi anche gli 88 minuti del film per quella che pare un’idea buona per un mediometraggio. I dialoghi, a tratti, danno l’idea di un’enorme supercazzola (ci si passi il termine, ormai ampiamente sdoganato), specie laddove cercano di presentare la missione della squadra dandole una sorta di rabberciatissima base scientifica (il portale quantico, la bomba); quest’ultima, tutta caricata sul personaggio della ricercatrice nerd col volto di Adelaide Kane, richiede semplicemente allo spettatore di essere accettata tal quale, senza fare troppe sottigliezze. L’invito potrebbe anche essere recepito, se il film non avesse il look sciatto e improbabile che ha, con una fotografia innaturalmente sovraesposta – con le luci sparate apparentemente a caso sui volti dei personaggi – scenografie realizzate a dir poco a risparmio, ed effetti digitali spesso ai limiti del kitsch (si veda tutta la frazione conclusiva nello spazio). Le sequenze d’azione, confuse e mal montate, contribuiscono al generale senso di scarsa cura del tutto.
Ideologia ed esilità
Ci sarebbe molto da dire sull’inquietante “ideologia” – la vecchia logica della guerra preventiva, combinata alla supposta necessità, in alcuni casi, di sporcarsi le mani con (molto) sangue innocente – che il film sembra sostenere; ma (per fortuna) la grana dell’operazione è talmente grossa che Cosmic Sin non riesce neanche a farsi portatore di un vero discorso destrorso, o di una logica reazionaria che riesca in qualche modo a repellere. La sua consistenza è troppo esile per arrivare a quel punto; dopo la visione, quello che resta nella memoria è più la scarsa cura estetica dell’intera operazione che le sue (mal esposte) implicazioni ideologiche. Non abbiamo accennato, ma lo facciamo ora velocemente, alla prova incolore di un Bruce Willis monoespressivo, altamente svogliato nell’interpretare un ruolo action che non sembra più fare al caso suo; a questo si aggiunga la prova, appena meno piatta, di un Frank Grillo sprecato nella parte del compagno/nemico del protagonista, e quelle altrettanto sottotono del resto del cast, sofferente per uno script a dir poco approssimativo nella delineazione dei caratteri. Come si diceva in apertura, è raro che ogni singola componente di un film funzioni in sé così male; in questo senso, Cosmic Sin risulta paradossalmente un’opera molto coerente, proprio nella scarsa cura di tutti i suoi aspetti.
Scheda
Titolo originale: Cosmic Sin
Regia: Edward Drake
Paese/anno: Stati Uniti / 2021
Durata: 88’
Genere: Fantascienza, Azione
Cast: Bruce Willis, Frank Grillo, Costas Mandylor, Lochlyn Munro, Adelaide Kane, Austin Humble, Brandon Thomas Lee, C.J. Perry, Christian Hicks, Corey Large, Eric Buarque, Eva De Dominici, Everly Large, Mark Rhynard, Perrey Reeves, Robert Laenen, Sarah May Sommers, Tabitha Woodman, Trevor Brotherton, Trevor Gretzky
Sceneggiatura: Edward Drake, Corey Large
Fotografia: Brandon Cox
Montaggio: Justin Williams
Musiche: Scott Glasgow
Produttore: Corey Large
Casa di Produzione: BondIt Media Capital, 308 Ent
Distribuzione: Amazon Prime Video
Data di uscita: 14/04/2021