JUPITER’S LEGACY
Basato sull’omonimo fumetto scritto da Mark Millar, Jupiter’s Legacy vuole rileggere il mito del supereroe in ottica moderna, ma è penalizzato da un approccio vetusto e superficiale, che tratta il tutto come un lungo preambolo. La prima stagione è disponibile su Netflix.
L'impero di Mark Millar
Jupiter’s Legacy, la nuova serie di Netflix a tema supereroistico, nasce da un fumetto di Mark Millar (illustrato da Frank Quitely, solitamente collaboratore di Grant Morrison), edito dalla Image Comics. Millar, scozzese di nascita, è noto da due decenni in ambito fumettistico per storie che stravolgono e smontano il mito del supereroe, che si tratti di personaggi esistenti (e di un certo peso, come gli Avengers) o di creazioni originali. Tra i suoi titoli più celebri ricordiamo Ultimates, rilettura molto politicamente scorretta delle avventure di Iron Man e soci (Captain America fascistoide, Hank Pym violento con la moglie, Hulk cannibale, Quicksilver e Scarlet Witch amanti incestuosi), Superman: Red Son (dove l’astronave di Kal-El atterra in Unione Sovietica), e le sue due creature portate al cinema da Matthew Vaughn, vale a dire Kick-Ass e Kingsman. Col passare degli anni è praticamente divenuto un marchio a sé, creando la propria società Millarworld che nel 2017 è stata acquistata da Netflix con l’intento di adattare per lo streaming i vari titoli originali dell’autore (con l’eccezione di quelli i cui diritti audiovisivi sono già in mano a terzi). Jupiter’s Legacy è il primo tassello di questa ambiziosa operazione.
Problemi di famiglia
La serie parla di due generazioni di supereroi: da un lato ci sono quelli originali, i primi individui dotati di superpoteri, come Utopian (Josh Duhamel) e sua moglie Lady Liberty (Leslie Bibb); dall’altro i loro figli, Paragon (Andrew Horton), che vuole seguire le orme paterne, e Chloe (Elena Kampouris) che invece non ne vuole sapere. Il problema è che gli eroi più giovani non sono per forza compatibili con la filosofia di quelli più anziani, il che diventa particolarmente evidente quando Paragon, per salvare parenti e amici, è costretto a uccidere un supercattivo, violando una delle regole di famiglia. Mentre il delicato equilibrio intergenerazionale rischia di andare a rotoli, svariati flashback raccontano come la prima generazione abbia ottenuto i poteri, con la crisi finanziaria del 1929 sullo sfondo. Ci sono echi di Watchmen, con le diverse linee temporali al centro del racconto, la scelta di truccare (in questo caso male) attori più giovani per le scene ambientate nel presente, e la volontà di analizzare cosa significhi essere un supereroe ai giorni nostri, e se gli ideali di qualcuno come Superman, palese ispirazione per l’aspetto e le pose messianiche di Utopian, abbiano ancora senso oggi (questione più volte affrontata nei fumetti e sullo schermo, come ben sa chi ha visto i film di Zack Snyder).
Tutto troppo in fretta
Jupiter’s Legacy arriva sui nostri schermi con una storia di lavorazione a dir poco travagliata: Steven S. DeKnight, scelto come showrunner e accreditato ufficialmente come sceneggiatore e regista del primo episodio (e già noto in ambito supereroistico su Netflix per aver curato la prima annata di Daredevil), è stato licenziato a produzione ancora in corso e sostituito circa due mesi prima della fine delle riprese (senza contare dei reshoot che hanno avuto luogo qualche mese fa). E si evince difatti una certa titubanza all’interno della serie, che non sa mai esattamente fin dove spingersi in una direzione o l’altra, che si tratti del racconto eroico tradizionale o della rilettura in chiave (post)moderna. A pagarne il prezzo sono soprattutto gli attori, costretti a fare i conti con una scrittura incerta nel presente, dove si riciclano i soliti luoghi comuni di genere senza cercare di approfondirli. E tutto questo in un periodo in cui altre produzioni coeve (basti pensare a Invincible e The Boys, entrambi su Amazon Prime Video) fanno invece il massimo per aggiornare il mito in modo intelligente o quantomeno irriverente.
Un’introduzione che dura otto episodi
Jupiter’s Legacy si lascia comunque guardare, grazie a un buon apparato action che non ha nulla da invidiare alle pietre miliari del genere e a una manciata di personaggi davvero interessanti, in particolare nella storyline che si svolge nel passato. Rimane però l’impressione che ai produttori, una volta tolto dalla produzione DeKnight, interessasse soprattutto arrivare molto rapidamente alla conclusione – il finale dura appena 35 minuti, titoli di coda compresi – per poi poter cominciare a lavorare alla seconda stagione, non ancora annunciata ufficialmente ma praticamente una certezza. Così facendo trattano questi primi otto episodi come un lungo prologo, uno scoglio da superare per arrivare al materiale che giudicano davvero interessante, praticamente un lunghissimo pilot per spiegare la premessa. Una strategia sempre più frequente in era di streaming, dove la pratica del bingewatching ha reso più facile per lo spettatore ignorare i difetti dei singoli episodi poiché la separazione è sostanzialmente nulla. Fu vera gloria? Alla seconda annata l’ardua sentenza.
Scheda
Titolo originale: Jupiter’s Legacy
Regia: Charlotte Brändström, Christopher J. Byrne, Marc Jobst, Steven S. DeKnight
Paese/anno: Stati Uniti / 2021
Genere: Avventura, Fantascienza, Fantastico
Cast: Kurtwood Smith, Ben Daniels, Conrad Coates, Elena Kampouris, Josh Duhamel, Leslie Bibb, Paulino Nunes, Tyler Mane, Tyrone Benskin, Aiza Ntibarikure, Andrew Horton, David Julian Hirsh, Gracie Dzienny, Ian Quinlan, Matt Lanter, Matthew MacFadzean, Meg Steedle, Mike Wade, Richard Blackburn, Tenika Davis
Sceneggiatura: Steven S. DeKnight, Sang Kyu Kim, Julia Cooperman, Henry G.M. Jones, Morenike Balogun, Kate Barnow, Akela Cooper
Fotografia: Danny Ruhlmann, Nicole Hirsch Whitaker
Montaggio: Tirsa Hackshaw, Josh Beal, Henk Van Eeghen
Musiche: Stephanie Economou
Produttore: Steve Wakefield, Brook Worley, Morenike Balogun
Casa di Produzione: Netflix, Image Comics, Di Bonaventura Pictures
Distribuzione: Netflix
Data di uscita: 07/05/2021