LA CORDIGLIERA DEI SOGNI
Ritorna Patricio Guzmán con La cordigliera dei sogni, capitolo finale della trilogia cilena (Nostalgia della luce, La memoria dell’acqua). Il documentario sceglie di rendere omaggio all’incantesimo delle montagne che abbracciano, proteggono e forse soffocano il Cile. E nel restituire il mistero e la maestosità della natura, racconta qualcosa di molto interessante sul colpo di stato del 1973, la vita accidentata della democrazia fragile e i destini degli uomini e delle donne che ne hanno fatto parte. Leggermente meno calibrato e incisivo dei predecessori, colpisce comunque nel segno. Dal 10 giugno in sala.
Il muro, la madre, la memoria
Bisogna fidarsi di Pablo Larraín. Se il gigantesco autore cileno, uno dei nomi di punta del nuovo cinema d’autore, posiziona il connazionale e collega Patricio Guzmán in cima alla sua personalissima hall of fame (insieme a Pasolini), questo vorrà pur dire qualcosa, no? Patricio Guzmán è documentarista dallo sguardo spalancato. Il suo nuovo film, che per la verità tanto nuovo non è visto il passaggio a Cannes nel 2019, ultima edizione fisica per il momento, si chiama La cordigliera dei sogni. Esce in sala da noi il 10 giugno.
È la tappa finale di un viaggio in tre parti iniziato nel 2010 con Nostalgia della luce e proseguito nel 2015 con La memoria dell’acqua. Esplorazione cosmica della storia pubblica e privata della patria abbandonata, perché Guzmán lascia il Cile dopo il colpo di stato dell’11 settembre 1973 e torna solo quando c’è bisogno di raccontare qualcosa. Il senso dell’operazione, e vale per tutti e tre i lavori, è sempre lo stesso. Il mistero della natura che riflette qualche piega più o meno inquietante della storia. La vita di un paese che si scioglie nel destino della sua gente.
Una montagna, tante montagne
La cordigliera delle Ande spiegata bene (più o meno): gigantesco abbraccio roccioso dalla storia geologica infinita che riesce a tagliar fuori il Cile praticamente da tutto. Tranne i suoi fantasmi. Il silenzioso 80% del territorio nazionale e non si esagera, la popolazione deve accontentarsi di quello che resta per vivere. La cordigliera dei sogni si diverte a disegnarla, inseguirla, decifrarla questa maestosa istituzione naturale. Da tanti punti di vista quanti ne può sognare la fantasia dell’uomo.
La montagna è l’icona appesa al muro e attraversata ogni giorno dall’occhio distratto della gente che passa, sulle banchine di una stazione della metro. L’armonia delle leggi poetiche nel guizzo di uno scrittore, il mistero plastico dello scultore, il treno giocattolo/macchina del tempo regalati a un geologo. È la porta della memoria del cineasta che deve ricostruire il filo dei ricordi, dei sapori, dei posti e delle facce che sono sparite. Dove non si sa ma vanno ritrovate, insieme alla felicità perduta. La madre che protegge, il muro che allontana.
Testimone senza voce di un crimine senza perdono. Scandaloso anche rispetto allo standard di un secolo che non è mai andato troppo per il sottile come il Novecento. Quello che il generale Augusto Pinochet non ha mai capito, sembra sussurrare Patricio Guzmán a un certo momento, è che le montagne non si sono perse neanche una tortura. Neanche una.
La storia del Cile e della gente che ci abita riguarda tutti
Raccontare il Cile ieri, oggi e domani, significa parlare della dittatura. Il peso dell’evento approfondisce il solco tra l’ora e il passato. Condiziona il presente, e lancia ombre inquietanti sul futuro. La cordigliera dei sogni è memoria civile, privata, poetica. È la storia di un maestro del cinema che guarda indietro e riscopre l’angoscia dei giorni confusi del golpe, l’esilio e il non sentirsi più a casa da nessuna parte. È la camera inquieta del collega Pablo Salas che non ha mai smesso di riprendere i delitti del regime, perché nessuno dimentichi, nemmeno i criminali che per tranquillità di coscienza fingono che non sia successo nulla.
La montagna è custode dei ricordi, quelli belli e quelli dolorosi. La terra sventrata dalle compagnie minerarie, tutte straniere o quasi, in omaggio all’ideologia neoliberista che dal Cile di Pinochet è partita, e non si è più fermata. E ha dato ai poveri l’illusione di un benessere di plastica, mentre i ricchi diventano sempre più irraggiungibili. L’anello di congiunzione tra storia, natura e vita. La cordigliera dei sogni è alchimia meno calibrata dei due capitoli precedenti, soprattutto il clamoroso Nostalgia dellaluce. Ma il messaggio passa lo stesso, il cuore politico del film trova il modo di legare con il diario provato. In maniera non perfetta, ma vibrante. Comunque la perfezione è sopravvalutata.
Scheda
Titolo originale: La cordillère des songes
Regia: Patricio Guzmán
Paese/anno: Francia, Cile / 2019
Durata: 84’
Genere: Documentario
Cast: Francisco Gazitúa, Jorge Baradit, Pablo Salas, Vicente Gajardo
Sceneggiatura: Patricio Guzmán
Fotografia: Samuel Lahu
Montaggio: Emmanuelle Joly
Produttore: Renate Sachse
Casa di Produzione: ARTE, Atacama Productions
Distribuzione: I Wonder Pictures
Data di uscita: 10/06/2021