IL BAMBINO NASCOSTO

IL BAMBINO NASCOSTO

Roberto Andò torna alla regia portando sul grande schermo un soggetto tratto dal suo romanzo omonimo Il bambino nascosto. Al centro della vicenda ci sono l’incontro e il confronto costante tra Ciro e Gabriele, entrambi privati di un futuro. Attraverso il loro rapporto il regista riesce a costruire una soluzione alternativa alla struttura sociale della malavita, offre una possibilità di salvezza a un’infanzia predestinata attraverso il semplice atto dell’accudimento.

Il mondo di Ciro

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Ciro vive in un quartiere popolare di Napoli, dove le regole sociali sono molte chiare. La quotidianità della sua famiglia è dettata dal rispetto per esponenti della camorra locale che decidono della vita e della morte di tutti, anche di un bambino. Per questo motivo il futuro di Ciro, nonostante i pochi anni, sembra segnato. Diventare uno di loro sembra inevitabile. Unirsi o soccombere. Rispettare il codice d’onore o diventare una preda da braccare. Cosa accade, però, quando questa catena d’inevitabile consuetudine viene interrotta inaspettatamente? Come possono cambiare gli eventi se un bambino decide, quasi inconsapevolmente, di salvarsi la vita? Questi sono gli interrogativi sui quali Roberto Andò ha basato prima il suo romanzo e poi il film, tratto liberamente da questo. Le risposte che offre sono inaspettatamente consolatorie, anche se non scontate.

Nonostante Il bambino nascosto si proponga il fine di presentare un volto diverso della città, non può essere in nessun modo tacciato di superficialità o ingenuità. La consuetudine del male e l’indifferenza generale in cui prospera sono mostrate chiaramente, senza sconti. Ma non sono il centro della narrazione. Piuttosto Andò parte dalla costruzione sociale che circonda i suoi personaggi per poi entrare nel personale, chiamando in causa quella variabile, tanto positiva quanto rara, in grado di mettere ordine nel disordine. In questo modo, dunque, quando Ciro riesce a rifugiarsi in casa di Gabriele non trova una soluzione capace di cancellare il male a livello universale, ma agguanta l’unica opzione in grado di fare la differenza tra la sua vita e la morte, il suo futuro da scrivere in modo personale e quello già impostato da una struttura malavitosa.

Storie di paternità negate

Il bambino nascosto recensione

La vicenda raccontata da Roberto Andò ne Il bambino nascosto, attraverso il tono sommesso, delicato e introverso di Silvio Orlando, è un viaggio profondamente intimo e controverso. Per molto tempo il mondo esterno non entra nella vita di Gabriele, se non attraverso un vago riflesso, un rumore disturbante che s’insinua tra le note armoniose che provengono dal suo pianoforte. Professore di musica al conservatorio, quest’uomo mite e sfuggente ha deciso si scappare dal mondo, di rendersi invisibile agli altri negandosi una vita di affetti e di legami. Nonostante i suoi sforzi, però, la vita prende il sopravvento quando Ciro entra nella sua casa, chiedendo di essere nascosto.

In quel momento Andò chiude due universi diversi all’interno delle mura di un appartamento, mettendoli a confronto e cercando un piano sul quale costruire un rapporto che scardini le chiusure di entrambi. Prigionieri l’uno dell’altro, diventano allo stesso tempo famiglia. Attraverso Ciro, infatti, Gabriele si scopre, nonostante tutto, accudente come un padre. Ciro, tradito dalla sua stessa famiglia, in questo piccolo e silenzioso uomo rintraccia la chiarezza dell’onestà e un altro mondo possibile, di cui nessuno gli ha mai parlato. In questo senso, dunque, la vicenda, diretta con piccoli e impercettibili tocchi da Andò, è soprattutto una storia di paternità negate e di famiglie alternative che, andando oltre i legami del sangue spesso poco efficaci, trovano il coraggio di difendere e tutelare chi ne ha bisogno.

La stanza dei silenzi

Il bambino nascosto recensione

Ciro e Gabriele non parlano molto. Il primo è diffidente di natura, il secondo è così abituato al rumore della sua solitudine da non sentire il bisogno di produrne altro. Questo vuol dire, dunque, che Il bambino nascosto si dipana attraverso molti silenzi che, però, non risultano certo come degli spazi vuoti. Al contrario, nei confronti spesso muti tra i due, si muovono chiaramente le loro personalità e i segni di un legame che sta faticosamente crescendo, nonostante le difficoltà personali e quelle create da un mondo esterno sempre più violento e pressante.

Entrambi sembrano muoversi seguendo un coraggio o un’incoscienza inaspettata, quasi ancestrale. E in questo modo perdono qualsiasi caratteristica artefatta e da personaggi si trasformano in persone. Tanto imperfetti quanto realisti, dubbiosi eppure impavidi, disperati ma lucidi. Sempre legati dalle poche parole e da quella nuova consuetudine affettiva che ha il profumo di famiglia, inaspettata e confortante per entrambi. Per tutti questi motivi Gabriele sente l’urgenza di salvare Ciro a tutti i costi imbarcandosi in un’avventura inaspettata, in una partenza senza ritorno per cui è disposto a lasciare dietro di se il mondo dove si è nascosto e rifugiato fino a quel momento. Alla fine i loro sguardi sono rivolti verso un orizzonte, un futuro sospeso che ha tutta la potenza consolatoria di un abbraccio.

Il bambino nascosto poster locandina

Scheda

Titolo originale: Il bambino nascosto
Regia: Roberto Andò
Paese/anno: Francia, Italia / 2021
Durata: 110’
Genere: Drammatico
Cast: Francesco Di Leva, Lino Musella, Gianfelice Imparato, Giuseppe Brunetti, Enzo Casertano, Imma Villa, Roberto Herlitzka, Silvio Orlando, Giuseppe Pirozzi, Tonino Taiuti, Sasa Striano
Sceneggiatura: Roberto Andò, Franco Marcoaldi
Fotografia: Maurizio Calvesi
Montaggio: Esmeralda Calabria
Produttore: Angelo Barbagallo
Casa di Produzione: Rai Cinema, Bibi Film
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 04/11/2021

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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