THE KING’S MAN – LE ORIGINI
The King’s Man – Le Origini è il prequel della fortunata serie cominciata nel 2014 con Kingsman – Secret Service, e proseguita nel 2017 con Kingsman – Il cerchio d’oro. Stavolta il focus è sulla nascita dell’omonima agenzia di spionaggio, con un surplus di intrighi all’ombra della Grande Guerra e di conflitti familiari. Revisionista e insieme aderente alla storia, ironico e doloroso, il film tenta di conciliare gli opposti ma fatica a trovare un compromesso soddisfacente.
Come è nata la Kingsman, e perché
Per il terzo capitolo della serie basata sul fumetto The Secret Service di Mark Millar e Dave Gibbons, il regista e sceneggiatore Matthew Vaughn ha scelto la via del prequel. Del prequel duro. Perché The King’s Man – Le Origini, in sala in Italia dal 5 gennaio 2022, sposta le lancette di un secolo circa per raccontarci la genesi dell’agenzia indipendente di servizi segreti più famosa del cinema, già vista in Kingsman – Secret Service (2014) e Kingsman – Il cerchio d’oro (2017), sullo sfondo di uno dei momenti più turbolenti e decisivi della storia del Novecento. Non serviva realmente Matthew Vaughn per ricordarci quanto inutile e atroce sia stata la mattanza della Grande Guerra (1914 – 1918), ma un richiamino non fa mai male. Chi non ha bisogno di ricevere lezioni di sorta è il Duca di Oxford, Ralph Fiennes. L’impegno pacifista e la lucidità della sua visione, tuttavia, non sembrano fare breccia in un mondo assetato di retorica, peccati di gioventù e minacce annidate nell’ombra. I problemi per Oxford cominciano in famiglia.
Il film spiegato: i buoni
Cosa serve a un film action per funzionare sul serio? Secondo Matthew Vaughn, c’è bisogno di due cose. Prima di tutto, cuore.
Il cuore di The King’s Man – Le Origini è il rapporto che unisce il Duca di Oxford al figlio Conrad (Harris Dickinson). La mamma muore nel corso della Seconda Guerra Anglo-Boera, Oxford cresce il figlio da solo – oggi si direbbe padre single, all’epoca chissà come – educandolo al rispetto di valori come il coraggio, la nobiltà d’animo, il rifiuto della violenza. Principi cavallereschi alla prova della vita, il richiamo al ciclo di Artù e ai Cavalieri della Tavola Rotonda è uno dei cardini dell’universo mitico della serie. Conrad, come tutti i figli, non ha nessuna voglia di sacrificare i propri ideali sull’altare dell’affetto che prova per il padre, e pur legatissimo alla causa di Oxford smania per raggiungere i soldati britannici in trincea. Con gran dolore del papà e del resto della famiglia.
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Ben strana è la famiglia di Oxford. La completano la tata Polly (Gemma Arterton) e il braccio destro del boss, Shola (Djimon Hounsou). C’è quest’idea interessante per cui, come conseguenza della rigida stratificazione classista della società inglese dell’epoca, i domestici, proprio perché sottoposti e non considerati, si trovavano nella curiosa posizione di poter catturare segreti inconfessabili contando sulla forza della loro invisibilità sociale. Gli uffici del controspionaggio “nanny” serviranno a intercettare una minaccia nascosta all’ombra della Storia. Maiuscola.
Il film spiegato: i cattivi
Secondo requisito per una buona offerta action, una cornice interessante. Non lo dite ai complottisti, che creano abbastanza problemi per conto loro, ma secondo The King’s Man – Le Origini dietro le grandi svolte della storia, in questo caso Prima Guerra Mondiale e seguenti (!), si celerebbe la mano di una potentissima società segreta, guidata dall’ancor più enigmatico Pastore.
Niente di meno. Una specie di Dream Team dell’iconografia storica del primo ‘900, cominciando da Gavrilo Princip (Joel Basman), l’autore dell’assassinio di Sarajevo che darà il via alla guerra. Il puzzolente, magnetico, assatanato e viscidissimo Rasputin, un più che mascherato Rhys Ifans. C’è pure Mata Hari (Valerie Pachner), e Daniel Brühl nei panni dell’illusionista Erik Jan Hanussen, personaggio talmente controverso che meriterebbe un film tutto per lui. Le motivazioni dell’organizzazione restano opache, al di là degli accenni al governo degli affari mondiali, e questo è un limite del film. C’è l’impronta di un orgoglio nazionalista scozzese mortificato. Il Duca di Oxford e compagnia, con l’aiuto di Lord Kitchener (Charles Dance) e del fido scudiero Matthew Goode, dovranno trovare un modo di fermare il massacro, stanare il nemico nell’ombra e magari inventarsi una società segreta di controspionaggio che bilanci l’effetto di questa Internazionale del Male. Ecce Kingsman.
Alla ricerca di un compromesso soddisfacente
The King’s Man – Le Origini cerca di rinfrescare il modello mantenendo un equilibrio decoroso tra gli opposti, storia e finzione, risate e dolore. Ma finisce per soccombere al compromesso. Si pensi alla filosofia con cui il film “aggredisce” la storia del XX secolo, un afflato revisionista ma con pudore. Nulla di quello che viene portato all’attenzione dello spettatore tradisce, nei punti essenziali, la cronaca degli eventi, anche se i retroscena sono inventati e rimodellati per portarli lì dove la storia ha necessità che vadano. In questo modo, giocando a ribaltare i fatti senza mai prendersi la responsabilità di affondare il colpo, l’approccio irriverente e iconoclasta viene smorzato dalla necessità di piegarsi sempre e comunque alla verità storica e ai suoi obblighi. Punk “addomesticato”. Questo toglie spinta al film.
Il cuore sentimentale del racconto, il legame doloroso e struggente tra un Ralph Fiennes in pieno controllo delle emozioni del suo personaggio e a suo agio con l’azione (la cura Bond ha fatto bene), e il giovane e testardo Harris Dickinson, è forte e sincero. Ma nei suoi passaggi più dolorosi lega poco con l’istinto scanzonato che è tipico della serie. Anche se l’obiettivo era proprio questo, armonizzare dramma e umorismo. Per il resto, la maggior parte del cast di contorno fatica a trovare spazio per una caratterizzazione che vada al di là del bozzetto, con l’eccezione del Rasputin di Rhys Ifans. Il film finisce per assomigliare alle sue scene d’azione, un potenziale plastico e coreografico che non sboccia mai del tutto, un mucchio di soluzioni alternative e nessun buon compromesso.
Scheda
Titolo originale: The King’s Man
Regia: Matthew Vaughn
Paese/anno: Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Italia / 2021
Durata: 130’
Genere: Commedia, Azione, Spionaggio
Cast: Daniel Brühl, Ralph Fiennes, Charles Dance, Harris Dickinson, Djimon Hounsou, Joel Basman, Matthew Goode, Alexandra Maria Lara, Gemma Arterton, Rhys Ifans, Ron Cook, Tom Hollander, Valerie Pachner, Alexa Povah, Alexander Shaw, Barbara Drennan, Benedick Blythe, Emil Oksanen, Max Count, Todd Boyce
Sceneggiatura: Matthew Vaughn, Karl Gajdusek
Fotografia: Ben Davis
Montaggio: Jason Ballantine, Robert Hall
Musiche: Matthew Margeson, Dominic Lewis
Produttore: David Reid, Carlos Peres, Adam Bohling, Angus More Gordon, Matthew Vaughn, Cliff Lanning
Casa di Produzione: Marv Films, 20th Century Studios, Marv Studios
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures
Data di uscita: 05/01/2022