ALINE – LA VOCE DELL’AMORE

ALINE – LA VOCE DELL’AMORE

Valérie Lemercier dirige e interpreta un biopic ispirato alla vita di Celine Dion, che tuttavia riesce ad andare ben oltre la struttura e i limiti del genere. Aline – La voce dell’amore, infatti, ha soprattutto il merito di creare una narrazione dove reale e immaginato creano un unico corpo volto a raccontare l’eterno contrasto tra la donna e la diva.

Oltre l’immagine una donna

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Il nome Aline Dieù ha un’evidente assonanza con quello di Celine Dion. Un effetto che non è assolutamente casuale, visto che Aline – La voce dell’amore, film diretto e interpretato da Valérie Lemercier, è un biopic ispirato proprio alla vita della famosa cantante canadese. In questo caso, però, la parola da considerare con particolare attenzione è proprio quella relativa all’ispirazione. Questo vuol dire, infatti, che nonostante i richiami estetici e narrativi evidenti, il film si concede delle licenze creative capaci di armonizzarsi perfettamente con tutto l’impianto narrativo tanto da diventare invisibili. In questo modo, dunque, la Lemercier riesce a interpretare in modo del tutto nuovo e personale il genere biografico, creando una sovrapposizione e fusione costante tra reale e finzione, fino a farli diventare un corpo unico.

Grazie a questa interpretazione del materiale biografico a disposizione, la regista si è dedicata a riempire gli inevitabili vuoti conoscitivi della sfera emotiva più intima, fuggendo così la freddezza didascalica che spesso caratterizza i film dalla natura biografica. Tutto questo, dunque, rende Aline – La voce dell’amore un’esperienza emotiva dalle molte sfaccettature, esattamente come può essere una vita. Dai toni più leggeri, ironici e a tratti farseschi degli inizi, si passa all’inebriante felicità del successo e dell’amore, per terminare con le zone d’ombra che caratterizzano l’esistenza di una donna la cui esigenza, al di la del suo personaggio, è di vivere la normalità dei sentimenti, del dolore e della mancanza. E, in questa struttura solo apparentemente leggera, Aline e Celine si confrontano come le due facce di una stessa medaglia dove l’apparire e l’essere, il reale e la finzione, si susseguono in un’armonica coreografia.

È nata una stella

Aline – La voce dell’amore recensione

Il film muove i suoi passi nel lontano e innevato Quebec all’interno di una numerosa famiglia cattolica dall’anima musicale composta da ben 14 elementi. L’ultima nata è la piccola Aline che, fin dai primi anni della sua vita, dimostra un innato talento canterino. Quando ha solo cinque anni si esibisce per la prima volta durante il matrimonio del fratello maggiore, lasciando tutti a bocca aperta. Da quel momento, per questa bambina dalla voce portentosa e dall’aspetto peculiare, la volitiva madre inizia a sognare un grande futuro. Come farla entrare, però, nel mondo della musica? Alla fine degli anni settanta rintracciare un discografico non era una missione impossibile. È così che, con una canzone inedita scritta per la piccola Aline, le due approdano nell’ufficio di Guy–Claude, l’uomo destinato a fare di lei una star internazionale e a diventare suo marito. Per chiunque conosca alla perfezione la biografia di Celine Dion, dunque, è chiaro che la prima parte del film rispecchi alla perfezione gli eventi più importanti della sua vita, fino all’incontro fondamentale con René Angélil.

Ascolta “Aline o Céline? In ogni caso il biopic sulla Dion funziona” su Spreaker.

Ma, al di la degli eventi biografici, cosa hanno effettivamente in comune la giovane Aline con l’enfant prodige Celine? Sicuramente la potenza vocale abbinata a un aspetto non propriamente armonioso. Entrambe, infatti, vivono un cambiamento profondo che, partendo dall’estetica, passa anche attraverso la preparazione professionale e personale. Tanto per dimostrare che il successo non si ottiene semplicemente perché benedetti dal talento. La fortuna iniziale, infatti, deve essere fortificata da una consapevolezza che proviene solo dal costante allenamento delle proprie eccellenze. In questa prima parte della narrazione di Aline – La voce dell’amore, dedicata agli anni più giovanili, dunque, Valérie Lemercier si concede il piacere di un tocco lieve, spesso ironico, facendosi letteralmente trasportare dall’entusiasmo di una ragazzina pronta a trasformarsi in donna e star. Ma quale delle due ha il sopravvento sull’altra?

La donna e il personaggio

Aline – La voce dell’amore recensione

Nella seconda parte l’atmosfera si fa più intensa nel momento in cui, raggiunto il successo e la realizzazione sentimentale, le esigenze della donna iniziano a entrare in conflitto con quelle di un personaggio pubblico. In quest’ambito la Lemercier inizia a creare un contrasto cromatico e interiore tra la luminosità del biancore che caratterizza gli ambienti domestici di Aline e le ombre che si allungano dentro di lei. Negli anni della maturità, infatti, le necessità della donna sembrano entrare in conflitto con quelle della diva. I doveri della fama spesso diventano dei compagni scomodi e gelosi che non intendono lasciare spazio al privato, alla quotidianità, alla malattia né, tantomeno, al dolore.

Dalla maternità inseguita a lungo, passando per la morte improvvisa del padre e la scomparsa del marito, la narrazione del film entra in un territorio profondamente intimo e per questo sconosciuto ai molti. L’unica soluzione, dunque, è iniziare un racconto sicuramente meno biografico e più personale, anche se inevitabilmente impreciso. In questo caso, però, la mancanza di testimonianze o dati certi non fa che aumentare la forza espressiva dei sentimenti mostrati, non privandoli mai di spontaneità e veridicità. In questo modo, dunque, la Lemercier riesce con Aline – La voce dell’amore nell’impresa di dirigere e interpretare un intenso melodramma, dove il probabile si fa ancora più concreto e coinvolgente del reale.

Aline – La voce dell’amore recensione

Scheda

Titolo originale: Aline
Regia: Valérie Lemercier
Paese/anno: Francia, Canada / 2020
Durata: 128’
Genere: Drammatico, Biografico, Musicale
Cast: Valérie Lemercier, Jean-Noël Brouté, Manuel Sinor, Alain Zouvi, Antoine Vézina, Arnaud Préchac, Caroline Rabaliatti, Christian Bordeleau, Danielle Fichaud, Elsa Tauveron, Geneviève Boivin, Geneviève Morissette, Jennie Anne Walker, Marc Béland, Martine Fontaine, Mathieu Dufresne, Michel Laliberté, Pascale Desrochers, Roc Lafortune, Rosaline Deslauriers, Sonia Vachon, Sylvain Marcel, Yves Jacques
Sceneggiatura: Valérie Lemercier, Brigitte Buc
Fotografia: Laurent Dailland
Montaggio: Jean-François Elie
Produttore: André Rouleau, Laurent Zeitoun, Sidonie Dumas, Edouard Weil, Valérie d'Auteuil, Alice Girard, Valérie Lemercier
Casa di Produzione: TF1 Films Production, Belga Productions, De L'Huile, Gaumont, Caramel Film, Rectangle Productions
Distribuzione: Lucky Red

Data di uscita: 20/01/2022

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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