LE FATE IGNORANTI

LE FATE IGNORANTI

Considerato uno dei film più compiuti di Ferzan Ozpetek, Le fate ignoranti è scolpito con forza nell’immaginario di una generazione di spettatori. Per questo motivo il confronto con la serie tv può sembrare inevitabile. Andando oltre il primo sguardo critico, però, si comprende come ci si trovi di fronte a una creatura che, nonostante la medesima radice, sia pronta a rivendicare la sua autonomia.

Una storia d’amore lunga vent’anni

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Quando nel 2001 Le fate ignoranti arrivò in sala non fu solo un evento cinematografico inaspettato. Oltre a conquistare l’attenzione del pubblico senza poter contare su un lavoro promozionale capillare, infatti, il film riuscì ad abbattere delle barriere culturali mostrando una realtà parallela poco considerata o semplicemente ignorata fino a quel momento. È stato come spalancare una porta rimasta serrata fino a quel momento per non “offendere” una visione benpensante, accendendo finalmente la luce su un’interpretazione diversa di appartenenza e legami famigliari. Un mondo che le generazioni più giovani, quelle degli anni novanta, percepivano e ricercavano nella vita quotidiana ma che ancora non avevano visto rappresentato dall’arte o dalla cultura.

All’interno di una società dalle strutture rigide ma mossa dal desiderio di aprirsi a diverse interpretazioni della vita, dunque, Le fate ignoranti è stato un film fondamentale grazie al quale non solo Ferzan Ozpetek è stato riconosciuto come un nuovo narratore ma, al tempo stesso, sono state consegnate le chiavi per entrare in un universo dove l’amore poteva avere diverse forme espressive, la famiglia nasceva dal cuore e non dall’obbligo parentale e il cibo era un mezzo per nutrire la solitudine.

Le fate ignoranti, Cristiana Capotondi e Luca Argentero in una scena della serie
Le fate ignoranti, Cristiana Capotondi e Luca Argentero in una scena della serie di Ferzan Ozpetek

Per tutte queste ragioni, dunque, molte persone, che hanno amato la vicenda di Michele e del variegato gruppo di umanità invisibile ai molti che lo circonda, sono rimaste ancora su quella terrazza, immaginando infinite domeniche intorno a un tavolo in attesa del ritorno di Antonia dalla Turchia. Le stesse che oggi, di fronte alla ripresa di quella storia che esplora una nuova via narrativa per raccontare quanto non è stato detto, potrebbero mostrare delle resistenze iniziali. La prima è rappresentata proprio dalla resa estetica dell’immagine. La serie tv prodotta dalla Disney, infatti, ci riconsegna atmosfere note e famigliari ma attraverso una forma più patinata, raffinata, forse più pulita.

Ed è proprio quest’assenza d’imperfezione nella resa della luce e dei colori che lascia il giudizio sospeso, come se togliesse un elemento essenziale per il realismo del racconto. La seconda, invece, è riuscire ad andare oltre i volti di Margherita Buy e Stefano Accorsi che, nel corso del tempo, sono rimasti fotografati nella rappresentazione di mondi opposti ma destinati a incontrarsi. Sovrapporre a loro le espressioni giustamente personali e uniche di Eduardo Scarpetta e Cristiana Capotondi richiede un’iniziale atto di fede per andare oltre un naturale confronto. Ma non sempre la prima impressione è quella che conta veramente. È sufficiente arrivare al termine del primo episodio per rendersi conto che lo sguardo ha messo da parte lo scetticismo, accettando che le due versioni di Le fate ignoranti, il film e la serie tv, possono essere considerate come le facce autonome di una stessa medaglia, in grado di offrire una narrazione completa sui sentimenti e la complessità dell’umanità lunga vent’anni.

Attualizzare il passato

Le fate ignoranti, Cristiana Capotondi ed Eduardo Scarpetta in una scena della serie
Le fate ignoranti, Cristiana Capotondi ed Eduardo Scarpetta in una scena della serie di Ferzan Ozpetek

Dopo il primo episodio che ci riporta li dove esattamente tutto ha avuto inizio, le altre sette puntate danno il via a un nuovo viaggio, che solo nella forma somiglia a quello cinematografico di vent’anni prima. Ed è proprio in questa capacità di essere uguale e diversa dalla materia originale che la serie trova un’anima effettivamente personale e unica. A mostrare maggiormente il cambiamento impresso da una nuova scrittura da parte di Gianni Romoli, sono i temi centrali che seguono sempre la linea rossa dei sentimenti e dell’amore, ma attraverso un’attualizzazione accentuata. Questo vuol dire, ad esempio, che l’attenzione abbandona la problematica legata alla diffusione dell’AIDS al centro della discussione negli anni novanta, per spostare il focus sulle unioni civili e il matrimonio all’interno delle coppie gay. Un’attualizzazione necessaria se si voleva dare a questo progetto una forma credibile e, soprattutto, riconoscibile anche a un pubblico che, magari, quel film non l’ha mai visto.

Con la lievità, dunque, che contraddistingue lo stile di Ozpetek, in Le fate ignoranti si inizia un viaggio all’interno della coppia che, al di là della sua composizione, tende sempre a mostrare gli stessi segni di stanchezza e le medesime debolezze. Allo stesso tempo, poi, muta anche l’elemento centrale che dà vita alla relazione personale e affettiva tra Michele e Antonia. Rispetto al passato, infatti, lo shock non è più rappresentato dallo scoprire la doppia vita sessuale di un marito quanto il suo tradimento sentimentale, il fatto che si sia costruito una vita e un mondo al di fuori di quello della coppia. Alla luce di tutto questo, dunque, cambiano anche le domande che il personaggio di Antonia pone a se stessa nel tentativo di comprendere, attraverso il nuovo universo di Massimo, inaspettati elementi della propria personalità.

Una nuova spinta che coinvolge, ovviamente, il suo rapporto con Michele, che dal passato cinematografico riprende quell’ambiguità di fondo che lo ha sempre fatto somigliare a un amore. E, al di là di tutto, è proprio questo il tema centrale intorno al quale muovono tutti gli episodi. La serie tv, infatti, può essere concepita come un lungo viaggio seriale all’interno del sentimento e delle sue infinite espressioni. Il tutto, però, senza lasciarsi mai andare all’autocompiacimento, e gestendo l’atmosfera generale con quell’ironia che nasce dall’amarezza e si trasforma in arma di difesa.

Raccontare il sospeso

Le fate ignoranti, Eduardo Scarpetta e Luca Argentero in una foto della serie
Le fate ignoranti, Eduardo Scarpetta e Luca Argentero in una foto della serie di Ferzan Ozpetek

Nonostante gran parte del cuore narrativo di Le fate ignoranti si svolga sulla terrazza di Michele e in quella casa che diventa un’isola di salvataggio umano per tutta la sua famiglia, la serie fornisce uno sguardo inedito sulla parte iniziale e finale del racconto originario. Due elementi lasciati sottintesi e sospesi nel film, aggiungendo una sorta di porta aperta sugli eventi, e che oggi trovano una compiutezza e una definizione nella lunga gestione della serie tv. Questo vuol dire, dunque, aver rafforzato con delle immagini il racconto del primo incontro tra Massimo e Michele attraverso il famoso libro di Hikmet, e aver definito il viaggio dell’indipendenza di Antonia in Turchia. Ma se il primo rappresenta un prologo che ben si amalgama con tutta la narrazione, il secondo, onestamente, appare poco essenziale o addirittura superfluo.

Quest’ultima parte, nata probabilmente dalla necessità di chiudere un arco narrativo che riguardasse anche il personaggio di Serra, in realtà non racconta molto della crescita del personaggio di Antonia. Anzi, in qualche modo toglie enfasi e drammaticità all’immagine finale del film. In quel famoso bicchiere sfuggito dalle mani di Michele che, cadendo a terra, non si rompe, c’è racchiusa una potenza sintetica ed evocativa che si diluisce in un finale troppo descrittivo e narrativo. È come se, con il passare del tempo, Ozpetek e Romoli si siano lasciati conquistare da un’esigenza di raccontare e spiegare anche quello che non necessariamente deve essere svelato, togliendo al pubblico il piacere di tratteggiare autonomamente gli infiniti modi in cui i due protagonisti potrebbero tornare a incrociare le loro strade, in una nuova interpretazione dell’amore.

Le fate ignoranti, la locandina della serie

Scheda

Titolo originale: Le fate ignoranti
Creata da: Ferzan Ozpetek, Gianni Romoli
Regia: Ferzan Ozpetek
Paese/anno: Italia / 2022
Genere: Drammatico
Cast: Paola Minaccioni, Ambra Angiolini, Anna Ferzetti, Edoardo Purgatori, Cristiano Piacenti, Eduardo Scarpetta, Luca Argentero, Mimma Lovoi, Serra Yilmaz, Carla Signoris, Federico Mancini, Filippo Scicchitano, Giulia Greco, Burak Deniz, Cristiana Capotondi, Edoardo Siravo, Lilith Primavera, Patrizia Loreti, Ren Hanami, Samuel Garofalo
Sceneggiatura: Carlotta Corradi, Massimo Bacchini, Ferzan Ozpetek, Gianni Romoli
Montaggio: Pietro Morana
Musiche: Pasquale Catalano
Produttore: Gianni Romoli, Tilde Corsi
Casa di Produzione: R&C Produzioni
Distribuzione: Disney+

Data di uscita: 13/04/2022

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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