IL SESSO DEGLI ANGELI
Dalla vitalità tutta iberica de Il ciclone sono trascorsi più di vent’anni e, oggi, Leonardo Pieraccioni se n’è reso conto. Per questo motivo, dopo aver riflettuto sulle scelte fatte fino a questo momento, ha sentito la necessità di cambiare abito. Almeno sul set. Così, abbandonando il ruolo del conquistatore un po’ imbranato di bellezze irraggiungibili, prende i voti e diventa don Simone per dirigere e interpretare Il sesso degli angeli, commedia dove la comicità si fa forse meno “bischera” e più favolistica.
Pieraccioni, un bischero maturo
Da I laureati, che correvano a perdifiato lungo le strade di Firenze per non pagare il conto di una trattoria, a oggi sono trascorsi ventisei anni. Nel mezzo, poi, c’è stato un vero e proprio Ciclone che ha trasformato Leonardo Pieraccioni nel nuovo menestrello di una comicità toscana leggera e bischera che, rispetto a quella più sfrontata e politica del primo Benigni, aveva il compito d’intrattenere con spensieratezza. Da quel “Tappame Levante, tappame”, però, sono passate molte acque sotto i punti che, in senso pratico, si traducono in 13 film molto simili tra loro per atmosfera e definizione dei personaggi. All’inizio della sua carriera, infatti, Leonardo Pieraccioni ha interpretato il ruolo del ragazzo semplice e un po’ imbranato in grado, però, di conquistare la bellezza di turno nonostante la sua normalità. Una caratteristica che, nella semplice architettura narrativa delle sue favole moderne, rappresentava sempre il valore aggiunto grazie al quale trasformare un uomo comune in una sorta di principe azzurro.
Quei tempi, però, sembrano essere conclusi. A dimostrarlo è proprio la sua quattordicesima pellicola, Il sesso degli angeli, che mostra i segnali di una riflessione personale: il raggiungimento di una maturità personale che si riflette sulla parte artistica modificando la forma e la sostanza del modello maschile da interpretare. Questo non vuol dire assolutamente rinunciare al piacere della risata facile o della battuta dal sottotesto infantile. A mutare è il ruolo che Pieraccioni ritaglia per se stesso. Arrivato all’età di 56 anni, infatti, ha iniziato a meditare sulle scelte fatte e sull’eventualità di cambiare abito, almeno sul set. Questo vuol dire che il ruolo del conquistatore un po’ imbranato sembra non vestirlo più con naturalezza. Al suo posto molto meglio scegliere un abito talare, anche se moderno. Così, diventando don Simone, parroco di una piccola parrocchia di Firenze desideroso di riportare i ragazzi in oratorio, Pieraccioni si regala il piacere di una piccola storia, certo non innovativa o indimenticabile, ma sicuramente piacevole e capace d’intrattenere con la forza di un sorriso. Un risultato che, rispetto alle ultime esperienze cinematografiche, è riuscito a centrare con maggior decisione proprio grazie al coraggio e all’onestà di cambiare pelle. Un’attitudine che non tutti i comici o gli interpreti di commedie riescono ad avere.
Don Simone e il dubbio
Come abbiamo detto Don Simone è un parroco sui generis. Veste t-shirt di rock band e utilizza la il pop di Lady Gaga durante i battesimi per attirare le coppie giovani. Come se non bastasse, poi, ha il sogno di riportare i ragazzi a ritrovarsi grazie ad attività da condividere faccia a faccia e non attraverso i social. Un sogno che, però, prevede dei costi e l’utilizzo di fondi che non possiede. Per non contare, poi, la minaccia del tetto della chiesa in eterno pericolo di crollo, e una curia che guarda con sospetto il particolare stile con cui esercita le sue funzioni. Cosa direbbe, poi, se sapesse che, in modo improvviso, Don Simone ha ereditato in Svizzera un bordello di prima categoria? A dire il vero nemmeno lui ne è a conoscenza, almeno fino a quando non arriva in loco e trova un team di ragazze capitanate da Sabrina Ferilli, “direttrice” di tutta l’attività.
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Ovviamente, l’elemento comico viene evidenziato proprio dall’incontro tra due elementi a prima vista in profonda dicotomia come il sacro e il profano. Ma, a parte questo, nel film viene inserito, in modo inaspettato, anche l’elemento del dubbio e della tentazione. Due aspetti che non sono certo permeati di moralismo o perbenismo ma che vanno a indagare nelle convinzioni personali e nel sentimento del protagonista. Un piccolo e lieve tocco di profondità che dura giusto il tempo di un attimo e che non rinuncia a una connotazione a suo modo romantica. Da questo punto di vista, dunque, possiamo dire che Il sesso degli angeli è indubbiamente meno ridanciano e virato sulla risata facile. Rispetto al passato, infatti, manca il tormentone indimenticabile che viene sostituito con una narrazione basata più sulle relazioni tra personaggi e una sorta di giocoso onirismo.
È solo questione di sesso
Com’è già stato chiarito, Il sesso degli angeli non ha certo alcuno scopo di concretezza o introspezione, ma mantiene intatta la sua natura volutamente favolistica e, a tratti, superficiale. Pieraccioni, infatti, scrive una sceneggiatura che ha la stessa consistenza dei sogni, spesso nebulosi e con cambi repentini di ambientazioni. Nonostante questa sensazione di poca concretezza e una visione utopistica che porta a una conclusione fin troppo ideale, il film ha il coraggio di mettere al centro della narrazione un tema scomodo per molti. Si tratta della prostituzione e del dibattito intorno all’eventuale riapertura delle case chiuse. Fino ad ora il sesso appariva nelle sue commedie come una velata presenza, conseguenza della conquista per amore. Questa volta, invece, si mostra nella sua chiarezza anche se, ovviamente, in nessun modo tangibile e visibile. Il film, infatti, non trascende mai il buongusto dell’immagine e la necessità di essere un prodotto adatto al divertimento delle famiglie. Detto questo, però, il dibattito intorno allo sfruttamento, alla riconoscibilità dei lavori legati alla sfera sessuale e la tutela fisica e morale delle ragazze coinvolte viene comunque acceso.
Vestendo i panni di don Simone, Pieraccioni spera ne Il sesso degli angeli in una possibilità migliore di vita, e nella realizzazione del famoso piano B. Come uomo, invece, guarda dritto in faccia alla realtà e alla possibilità di dover trovare una soluzione pratica che garantisca l’autonomia economica e l’assenza di violenza. Due punti di vista che, nonostante l’inevitabile finale denso di prevedibile buonismo, vanno a definire il mondo che circonda don Simone. Perché, come ci ricorda al termine di questo piccolo racconto, quello che per uno è l’inferno, per un altro è il paradiso.
Scheda
Titolo originale: Il sesso degli angeli
Regia: Leonardo Pieraccioni
Paese/anno: Italia / 2022
Durata: 91’
Genere: Commedia
Cast: Marcello Fonte, Massimiliano Vado, Massimo Ceccherini, Sabrina Ferilli, Alessio Scali, Bruno Santini, Eva Moore, Fabien Lucciarini, Gabriella Giovanardi, Gaia Nanni, Giulia Perulli, Leonardo Pieraccioni, Maite Yanes, Manlio Dově, Valentina Pegorer
Sceneggiatura: Leonardo Pieraccioni, Filippo Bologna
Fotografia: Fabrizio Lucci
Montaggio: Patrizio Marone
Musiche: Gianluca Sibaldi
Produttore: Leonardo Pieraccioni
Casa di Produzione: Levante Film
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 21/04/2022