HALLOWEEN ENDS
La “nuova” trilogia di Halloween targata Blumhouse si chiude con Halloween Ends: il risultato purtroppo è deludente, malgrado il tentativo del regista David Gordon Green di staccarsi dalla semplice formula slasher della saga, esplorando l’idea carpenteriana del male come contagio che avvelena (trovando terreno fertile) la convivenza di una piccola comunità.
Una deludente resa dei conti
Dopo quarantaquattro anni e tredici film, tra sequel, remake e reboot (e tutto ciò che sta in mezzo a queste diverse forme di replica) la saga del babau Michael Myers arriva (forse) a conclusione. Ci arriva, in questo Halloween Ends, con una storia che segna l’ultimo confronto – quello decisivo – tra il boogeyman mascherato di Haddonfield e la sua nemesi storica, la Laurie Strode interpretata da Jamie Lee Curtis, tra le scream queen per eccellenza del genere fin dall’originale Halloween – La notte delle streghe, diretto da John Carpenter nel 1978. In realtà, la storia ci insegna che al cinema – e ciò è vero in particolare per i franchise di successo e particolarmente resistenti al tempo – la parola fine non viene mai scritta una volta per tutte: considerazione che vale in particolare per un genere come l’horror, che negli ultimi decenni ha visto più e più volte rivitalizzate – in qualche caso letteralmente resuscitate – alcune delle sue saghe storiche. Tuttavia, è sicuramente vero che questo Halloween Ends chiude la trilogia targata Blumhouse iniziata con l’Halloween del 2018, a sua volta sequel diretto dell’originale carpenteriano di quarant’anni prima; ed è anche vero che il film di David Gordon Green segnerà quasi sicuramente l’ultima apparizione di Jamie Lee Curtis nei panni della più fiera (e stagionata) nemica di Michael Myers. Un confronto finale, quello tra Laurie e Michael, che probabilmente (lo diciamo subito) meritava qualcosa di più e di meglio rispetto a quanto mostrato da questo film. Ma andiamo con ordine.
Il “tramite” Corey
Il plot di Halloween Ends si apre quattro anni dopo gli eventi narrati nel precedente Halloween Kills: Michael Myers è scomparso dopo essere sopravvissuto al tentativo di linciaggio da parte dei cittadini di Haddonfield, e aver ucciso la figlia di Laurie, Karen. La donna, uscita definitivamente dal suo isolamento, vive ora con sua nipote Allyson, ed è impegnata nella scrittura di un libro autobiografico sulla sua pluridecennale lotta con Myers.
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Pochi giorni prima della notte di Halloween, le due donne si imbattono casualmente in Corey Cunningham, un giovane che un anno prima aveva involontariamente causato la morte di un bambino a cui faceva da babysitter, e che da allora è stato per questo emarginato dalla comunità. Allyson, incoraggiata da Laurie, finisce per innamorarsi (ricambiata) di Corey, dopo un’aggressione subita da quest’ultimo; ma la fragilità psicologica del giovane, unita allo stigma per la tragedia avvenuta un anno prima, farà in modo che l’influenza malvagia di Michael Myers faccia presa su Corey. Haddonfield si prepara così a vivere un altra notte di Ognissanti di terrore, mentre la resa dei conti definitiva tra Michael e Laurie si fa più vicina.
La rottura di una formula storica
Dopo un primo episodio (quello del 2018) che replicava in modo quasi pedissequo la formula degli Halloween storici, riallacciandosi direttamente al primo capitolo del 1978, e un secondo che coraggiosamente allargava lo sguardo sulla cittadina di Haddonfield (e sui mostri – tutti umani – che la presenza di Myers aveva risvegliato) questo capitolo conclusivo della trilogia di David Gordon Green prova a rompere in modo più deciso col filone slasher; e lo fa spingendo ancor più sull’idea del male quale contagio, fisico e mentale, che trova terreno fertile nei piccoli e grandi odii che caratterizzano la vita di una piccola comunità, corrodendone da dentro la stabilità e usando i suoi elementi più vulnerabili come tramite. Un’idea di fatto molto carpenteriana, sottolineata (non a caso) dalle immagini di La cosa rimandate dalla tv domestica nel prologo – che in questo modo cita anche il film del 1978, in cui l’apparecchio televisivo di casa Strode restituiva le immagini del classico La cosa da un altro mondo. Di fatto, il prologo incentrato sul vecchio motivo del bambino e del(la) babysitter sembra voler mantenere un legame più stretto coi topoi della saga, e in particolare col primo storico capitolo: ma il film, successivamente, si distanzia in modo netto da quella formula, relegando (di nuovo) Michael Myers allo status di storia di mezzanotte atta a spaventare i bambini, e concentrandosi sul confronto tra la realtà di Laurie e Allyson da un lato, e quella di Corey dall’altro.
I macroscopici limiti narrativi
Se è certamente apprezzabile il tentativo di consegnare agli spettatori della saga di Halloween un capitolo conclusivo che mostri una formula leggermente differente da quella standard – spingendo sulla dimensione psicologica e mostrando un orrore di portata più umana e meno metafisica – purtroppo i risultati di Halloween Ends non si mostrano all’altezza delle aspirazioni. Questo capitolo conclusivo, malgrado sia in un certo senso quello più “originale” della nuova trilogia, risulta di fatto anche il più deludente; ciò principalmente a causa di una sceneggiatura zoppicante, che sembra a più riprese incerta sulla strada che vuole prendere. L’idea di un Michael Myers che “trasmette” il suo influsso malvagio al fragile Corey viene solo abbozzata, mentre la trasformazione del giovane in agente del male (complice anche la recitazione poco duttile dell’attore Rohan Campbell) è goffa e poco convincente. Sopra ogni cosa, il film, per la sua strutturazione, è costretto comunque a fare di nuovo di Myers l’incarnazione primaria del boogeyman di carpenteriana memoria, relegando Corey al ruolo di un poco convinto “aiutante”; aiutante che a sua volta sembra influenzare (in modo poco contestualizzato e approfondito) il personaggio di Allyson, i cui comportamenti restano poco logici e coerenti. L’incertezza narrativa, unita ad alcune palesi incongruenze di script (la più evidente coinvolge il personaggio di Laurie poco prima del suo confronto finale con Myers) resta il principale problema di questo capitolo conclusivo, che finisce per deludere anche nella resa dei conti finale: rimandi visivi al film del 1978 a parte, la conclusione appare affrettata e poco credibile, con una “coda” che, per trasmettere l’effetto voluto, avrebbe dovuto seguire uno sviluppo narrativo più forte e coerente. Così, Halloween Ends finisce per lasciare l’amaro in bocca, e (paradossalmente) per far sperare in un’ennesima resurrezione del franchise, che possa dare a un marchio storico – e glorioso, per gli appassionati – un finale all’altezza della sua popolarità. Speranza che comunque forse, razionalmente, sarebbe meglio non veder mai realizzata. Il Male, d’altronde, ha tanti (infiniti) altri tramiti attraverso cui incarnarsi: probabilmente è meglio che Michael Myers, anche dopo questo poco entusiasmante commiato, continui a dormire in pace.
Scheda
Titolo originale: Halloween Ends
Regia: David Gordon Green
Paese/anno: Regno Unito, Stati Uniti / 2022
Durata: 111’
Genere: Horror
Cast: Jamie Lee Curtis, Will Patton, Andi Matichak, Candice Rose, James Jude Courtney, Nick Castle, Stephanie McIntyre, Dawn Lasusky, Destiny Mone, Dillon Belisle, Emily Brinks, Joey Harris, Joseph D. Webb, Keraun Harris, Kyle Richards, Marteen, Michele Dawson, Nick Lawrence, Rohan Campbell
Sceneggiatura: David Gordon Green, Danny McBride, Chris Bernier, Paul Brad Logan
Fotografia: Michael Simmonds
Montaggio: Timothy Alverson
Musiche: John Carpenter
Produttore: Malek Akkad, Jason Blum, Bill Block
Casa di Produzione: Trancas International Films, Universal Pictures, Rough House Pictures, Miramax, Blumhouse Productions
Distribuzione: Universal Pictures
Data di uscita: 13/10/2022