KINDRED
Creata da Branden Jacobs-Jenkins
Tratta da un romanzo sci-fi del 1979 di Octavia E. Butler, Kindred arriva su Disney+ dopo la “sentenza” di cancellazione emessa da FX, che ne ha decretato la prematura fine: gli otto episodi, infatti, si troncano con un cliffhanger che resterà privo di seguito. Un peccato, perché il prodotto, nella sua evidente filiazione legata a un diverso periodo storico – anche nel modo di trattare il fantastico – ha i suoi innegabili pregi.
Frammenti (incompleti) di passato
Fa un effetto strano, parlare oggi di Kindred, serie targata FX on Hulu che approda nel nostro paese il 29 marzo 2023, su Disney+. Questo perché, come molti sapranno, la serie creata da Branden Jacobs-Jenkins, ispirata al romanzo omonimo di Octavia E. Butler (noto in Italia come Legami di sangue) è stata cancellata da FX dopo una sola stagione, poco dopo il suo debutto negli USA nel dicembre scorso. Una decisione difficile da comprendere, quella del network statunitense, presa quando la serie doveva ancora essere distribuita in paesi come l’Australia, il Canada, l’Argentina, i Paesi Bassi, la Svezia, la Germania, e ovviamente l’Italia. Ci si trova quindi, paradossalmente, a giudicare un prodotto che è e resterà monco, specialmente in quanto pensato fin dall’inizio per essere sviluppato su più di una stagione: gli otto episodi che compongono quella che doveva essere la prima annata della serie si chiudono infatti con un cliffhanger che lascia aperti i principali fili della narrazione; le due svolte narrative – che comunque eviteremo di anticipare – che concludono questa tranche di puntate introducono interrogativi destinati di fatto a non trovare mai una risposta, salvo improbabili passi indietro da parte del network di proprietà Disney.
A spasso nel tempo
Riassumiamo comunque, brevemente, il plot di Kindred, che gli sceneggiatori hanno ambientato nella Los Angeles del 2016 (diversamente dalla sua controparte letteraria, uscita nel 1979 e ambientata tre anni prima dell’uscita). Al centro della trama c’è il personaggio di Dana James, una giovane donna nera che si è appena trasferita a Los Angeles, con l’intento di diventare sceneggiatrice di soap opera. Cresciuta da sua nonna dopo la morte dei genitori in un incidente stradale – avvenuto quando era bambina – Dana ha un rapporto conflittuale con gli zii, specialmente con la sorella di sua madre; questa, infatti, non gli perdona di aver venduto la casa di famiglia dopo la morte di sua nonna. Appena giunta a Los Angeles, Dana inizia a sperimentare quello che dapprima sembra un fenomeno di sonnambulismo; un fenomeno che si traduce in sogni particolarmente vividi che la vedono proiettata in una piantagione schiavista del XIX secolo. Presto, tuttavia, la donna si rende conto che non si tratta di sogni, ma di veri e propri viaggi nel passato, che hanno per filo comune un misterioso bambino in pericolo di nome Rufus. Durante l’ultimo viaggio, Dana porta accidentalmente con sé Kevin, un uomo conosciuto poco prima in una discoteca; questi la aiuterà a districare il mistero della piantagione e di Rufus, che sembra legato alla storia della sua famiglia e agli eventi che hanno coinvolto sua madre prima della sua morte.
Si nota in modo abbastanza chiaro, la filiazione letteraria di Kindred, specie in un tema – quello dei viaggi nel tempo – che nel 1979 aveva ovviamente un potenziale attrattivo – tanto in campo letterario, quanto cinematografico e televisivo – ben superiore a quello attuale. Tuttavia, la serie ha l’indubbio pregio di non far sentire troppo il peso di un tema inflazionato, oggi quasi provocatorio nel suo arrivare apparentemente fuori tempo massimo: un risultato raggiunto soprattutto grazie all’ottica inusuale (che resta tale, tutto sommato, ancora oggi) con cui il tema viene trattato, e alla sua forte declinazione sociale, legata alla storia statunitense e al motivo dell’emancipazione della popolazione afroamericana. Il personaggio di Dana – ottimamente interpretato da Mallori Johnson – non ha infatti alcun tipo di controllo sui suoi viaggi nel tempo, apparentemente casuali e privi di logica; viaggi che la vedono proiettata in un mondo che le fa perdere anche la limitata e combattuta emancipazione che aveva conquistato dalla sua famiglia d’origine, immergendola un incubo che la costringe a toccare con mano (e vivere) la sofferenza dei suoi stessi antenati. La serie pennella efficacemente la realtà di una tenuta schiavista di inizio ‘800, mostrando in modo credibile non solo il volto più sadico del potere (incarnato dal crudele proprietario, il Tom Weylin interpretato da Ryan Kwanten) ma anche la disperata voglia di sopravvivere degli individui sottomessi, in un continuum di vicinanza e lontananza dal nemico – con agli estremi la collusione e la sfida – che viene ben rappresentato dai vari personaggi in tutte le sue nuances.
Promesse cadute nel vuoto
La narrazione di Kindred si sviluppa parallelamente tra passato e presente, articolandosi da un lato sul rapporto tra i due protagonisti (alla già citata Mallori Johnson si aggiunge un Micah Stock altrettanto efficace nel suo spaesamento di eroe per caso), dall’altro sul fitto mistero legato all’origine dei viaggi della donna, e a una storia familiare che, per la stessa Dana, riserverà più di una sorpresa. La ricercatezza dell’estetica della serie, in cui si rinviene in parte l’influenza del produttore esecutivo Darren Aronofsky – col frequente uso di primi piani, e la messa in scena onirica dei viaggi nel tempo – non esclude un paio di momenti di notevole crudezza nella resa delle nefandezze compiute da Weylin ai danni dei suoi schiavi; d’altro canto, la descrizione dello stesso personaggio di Kevin – a sua volta reso come un individuo irrisolto, guardato con poca fiducia dai suoi stessi familiari – rende interessante il ruolo che questi si trova ad assumere nel nuovo contesto, improvviso detentore di un “potere” che gli viene tributato solo in quanto bianco. Proprio sullo sbilanciamento di potere tra i due personaggi principali nel mondo del passato – e sulle increspature che questo potrebbe creare nel loro rapporto – la sceneggiatura poteva forse insistere di più; un motivo che tuttavia, da una delle ultime sequenze (quella immediatamente precedente al cliffhanger finale) intuiamo sarebbe stato forse maggiormente presente nell’ipotetica seconda stagione. Per il resto, Kindred avvince e trova un buon equilibrio tra il tema storico (declinato in un complesso dramma familiare e politico, ricco di personaggi e di sottotrame generalmente ben gestite) e la materia sci-fi del plot, che avrebbe dovuto dipanarsi con più chiarezza in un prosieguo che purtroppo non vedremo mai. Una circostanza che lascia l’amaro in bocca, a dispetto del generale buon livello del prodotto.
Scheda
Titolo originale: Kindred
Creata da: Branden Jacobs-Jenkins
Regia: Alonso Alvarez, Destiny Ekaragha, Amanda Marsalis, Ayoka Chenzira
Paese/anno: Stati Uniti / 2022
Genere: Drammatico, Fantascienza, Thriller, Fantastico
Cast: Charles Parnell, Louis Cancelmi, Brooke Bloom, Drew Matthews, Gayle Rankin, Micah Stock, Ryan Kwanten, Abigail Shannon, Amethyst Davis, Austin Smith, Britt Douyon, Camille Robinson Rogers, Cherrie McRae, Christopher Farrar, David Alexander Kaplan, Eisa Davis, Elizabeth Stanley, Karson Kern, Kate Brown, Lindsey Blackwell, Mallori Johnson, Matty Ferraro, Sheria Irving, Sophina Brown
Sceneggiatura: Branden Jacobs-Jenkins, Joy Kecken, Bobak Esfarjani, Noah Rubenstein, Zenzele Price, Matthew Shire
Fotografia: Cybel Martin, Anka Malatynska
Montaggio: Joe Giganti, Shannon Baker Davis, Jin Lee, Libya El-Amin
Musiche: Twin Shadow
Produttore: Kathy Landsberg, Alexander Motlagh, Alonzo Nevarez
Casa di Produzione: Protozoa Pictures, FX Productions
Distribuzione: Disney+
Data di uscita: 29/03/2023