L’INVENZIONE DELLA NEVE

L’INVENZIONE DELLA NEVE

Terza prova di Vittorio Moroni nel lungometraggio di fiction, già presentato nelle Giornate degli Autori dell’80esima Mostra del Cinema di Venezia, L’invenzione della neve è un dramma familiare intenso e capace di lavorare nel profondo, caratterizzato da un interessante amalgama tra realismo spietato e tono fiabesco.

Bianco salvifico

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L’appena conclusa Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia ci ha regalato, al di fuori delle sue sezioni principali, almeno due ritratti femminili di grande pregnanza. Da una parte la protagonista di Felicità, esordio dietro la macchina da presa di Micaela Ramazzotti, presentato nella sezione Orizzonti Extra; dall’altra la Carmen di questo L’invenzione della neve, nuovo lavoro di Vittorio Moroni, che ha invece trovato posto nella selezione delle Giornate degli Autori. Due lavori che, in modi diversi, vanno entrambi a indagare realtà familiari sui generis, esplorando il disagio (psicologico, affettivo, sociale) e i diversi modi per farvi fronte. La scelta di Moroni, tuttavia – un background tra corti e documentari, e le regie dei lungometraggi Tu devi essere il lupo e Se chiudo gli occhi non sono più qui – è più radicale di quella della collega, sia nel soggetto scelto che nella messa in scena: se la protagonista del suo nuovo film, infatti, è una figura su cui è difficile dare un giudizio, capace di essere insieme fragile e manipolatrice, e di ispirare nel giro della stessa sequenza empatia e repulsione, la scelta del registro espressivo unisce in modo spregiudicato realismo estremo e fiaba, live action grezzo (con largo uso della camera a spalla) e animazione.

La battaglia di Carmen

L'invenzione della neve, Elena Gigliotti in una scena del film
L’invenzione della neve, Elena Gigliotti in una scena del film

La vicenda del film ruota intorno a Carmen (interpretata da una notevole Elena Gigliotti), madre separata della piccola Giada, che i giudici hanno affidato a suo padre Massimo (Alessandro Averone), e che lei può vedere solo una volta ogni due settimane. La donna ha alle spalle una difficile storia familiare, essendo stata sottratta a sua madre in tenera età insieme a sua sorella, per essere cresciuta in una casa famiglia; col suo ex marito – di famiglia ricca, proprietaria di un negozio di animali, ma forse dedita anche a loschi traffici – ha condiviso una storia di eccessi e abusi di sostanze, che tuttavia lui ha accantonato con la nascita della bambina. Carmen, tuttavia, non ha mai mandato giù né la separazione, né le limitazioni negli incontri con Giada; ma gli errori del passato, le sue stesse difficoltà nel non ricaderci, e una situazione personale e lavorativa precaria, renderanno questo percorso estremamente accidentato.

Registri narrativi e scelte estetiche

L'invenzione della neve, un'immagine del film
L’invenzione della neve, un’immagine del film

Ci sono due cifre stilistiche apparentemente in contrasto tra loro, in questo L’invenzione della neve, dal cui conflitto nasce tuttavia buona parte del fascino del film; da un lato il registro semi-documentaristico, con piani sequenza lunghissimi che seguono la sua protagonista in modo ravvicinato, adeguandosi al suo fare umorale e trasmettendo, al contempo, un tangibile senso di soffocamento allo spettatore; dall’altro le aperture fiabesche, esplicitate nelle sequenze animate disegnate da Gianluigi Toccafondo, che trasfigurano la realtà intorno alla piccola Giada (che non a caso non vediamo mai sullo schermo) in un regno animale affascinante quanto minaccioso. La neve del titolo vorrebbe essere l’estremo elemento protettivo, la cancellazione delle brutture a cui i due genitori – variamente trasfigurati nel racconto fiabesco – non riescono a sottrarre la bambina; ma anche, per la stessa Carmen, la voglia di un reset e di un nuovo inizio, l’occultamento degli errori del passato e la possibilità di voltare pagina, magari laddove nessuno conosca la sua storia. Lungo tutto il film è evidente la dialettica tra questi due elementi, tra l’oppressione spietata della realtà e la voglia di fuga, esplicitati anche nelle diverse tecniche di ripresa scelte: dal formato panoramico della vecchia casa in riva al mare di Carmen e Massimo (dove per la prima volta la storia che apre il film era stata raccontata – e tracciata sulle pareti attraverso i disegni della donna) all’immagine stretta in un soffocante 1.33:1 del piccolo appartamento di Carmen, claustrofobica prigione che incarna più in generale la difficoltà della protagonista a fuggire da un percorso che sembra segnato.

Trasformazioni ed equilibrio

L'invenzione della neve, Alessandro Averone in una foto del film
L’invenzione della neve, Alessandro Averone in una foto del film

Grazie anche a un’ottima sceneggiatura – capace di trasformare e far evolvere i personaggi senza scossoni, e senza cedere nulla della loro credibilità – L’invenzione della neve riesce a trovare la quadra tra le sue diverse componenti, che in fondo pervadono in parti variabili ogni suo fotogramma. C’è un po’ di fiaba nella squallida vita quotidiana di Carmen, in quel soffermarsi insistito sugli animali del negozio dei genitori di Massimo, mentre si dipana una delle scene più dure dell’intero film – un dialogo in cui la protagonista mette crudelmente sotto pressione l’attuale compagna dell’uomo; e c’è un po’ di realtà (molta) nell’allegoria animale che il film mette in scena nelle parti in animazione, con la voce fuori campo della protagonista ad alludere (profeticamente) a una realtà ricca di insidie. Non ci sono manicheismi di sorta, nella descrizione del contrasto tra un personaggio sui generis come quello di Carmen, sempre in bilico tra atteggiamenti provocatori ai limiti del nichilismo e slanci di umorale vitalità, e un ambiente circostante che sembra, in modo diverso, altrettanto privo di progettualità e coerenza; lo stesso background dei protagonisti si problematizza man mano che la storia procede, mentre il film invita chi guarda ad accogliere questa umanità imperfetta, sghemba e incapace di amalgamarsi, evitando qualsiasi tentazione di sguardo giudicante. Una complessità che, insieme all’approccio registico così composito, ma insieme così coerente, riesce a rendere prezioso, e capace di lavorare a lungo e nel profondo, questo nuovo lavoro di Vittorio Moroni.

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Locandina

L'invenzione della neve, la locandina del film di Vittorio Moroni

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Scheda

Titolo originale: L'invenzione della neve
Regia: Vittorio Moroni
Paese/anno: Italia / 2023
Durata: 117’
Genere: Drammatico
Cast: Eleonora De Luca, Anna Ferruzzo, Elena Gigliotti, Alessandro Averone, Anna Bellato, Carola Stagnaro, Maria Caracciolo
Sceneggiatura: Igor Brunello, Luca De Bei, Vittorio Moroni
Fotografia: Massimo Schiavon, Andrea Caccia
Montaggio: Mattia Soranzo
Musiche: Mario Mariani
Produttore: Enrica Pedrotti
Casa di Produzione: 50N
Distribuzione: I Wonder Pictures

Data di uscita: 14/09/2023

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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