DOGMAN

DOGMAN

Con Dogman, Luc Besson non avrebbe potuto non regalarci un film “fuori dagli schemi”. Non il suo miglior film, sia ben chiaro, ma ad ogni modo una pellicola che non passa inosservata. Anche soltanto, se vogliamo, per le squallide ambientazioni, per i colori sgargianti della fotografia, ma anche dei costumi di Douglas e del suo volto accuratamente truccato. In poche parole, per una messa in scena tutt’altro che “sobria”: proprio come da un bel po’ di tempo a questa parte ci si aspetta dal cinema del regista di Parigi. In concorso all’80a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

I migliori amici dell’uomo

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I cani sono creature perfette, ma hanno solo un difetto: tendono a fidarsi degli uomini”. Questo è il mantra che fin dall’infanzia ha accompagnato il giovane e sfortunato Douglas (impersonato da uno straordinario Caleb Landry Jones), protagonista del lungometraggio Dogman, ultima fatica del cineasta francese Luc Besson, presentata in anteprima mondiale, in concorso, in occasione dell’80a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Come dargli torto? E, di fatto, questa sorta di magnetico antieroe ormai relegato su una sedia a rotelle, con cui empatizziamo fin dai primi minuti, deve tutte le sofferenze da lui patite proprio agli esseri umani; mentre nei cani, al contrario, ha trovato la sua vera, unica famiglia.

Una storia difficile

Dogman, Caleb Landry Jones e Jojo T. Gibbs in una sequenza del film di Luc Besson
Dogman, Caleb Landry Jones e Jojo T. Gibbs in una sequenza del film di Luc Besson

La storia di Douglas ha inizio dunque al termine di un inseguimento finito male con la polizia. Una volta in carcere, egli si confiderà con una psichiatra (Jojo T. Gibbs) e ripercorrerà pian piano le tappe principali della sua vita, dalla sua infanzia segnata da numerose violenze in famiglia da parte di suo padre e di suo fratello maggiore, al lungo periodo di reclusione (proprio per scelta del suo genitore) all’interno di una gabbia insieme a molti cani da combattimento; fino alla scoperta, da adulto, del suo talento attoriale e a una serie di eventi che lo condurranno in un tunnel da cui sembra – ahinoi! – difficile uscire.

Oggi come ieri?

Dogman, Caleb Landry Jones in un'immagine del film di Luc Besson
Dogman, Caleb Landry Jones in un’immagine del film di Luc Besson

Se dunque, nel (non troppo) lontano 2019 Todd Phillips presentava in concorso, proprio qui a Venezia, il suo Joker, aggiudicandosi addirittura il Leone d’Oro e facendo innamorare pubblico e critica del suo protagonista (un indimenticabile Joaquin Phoenix), ecco ora arrivare al Lido, appena quattro anni più tardi, una risposta “canina” e “bessoniana”, se così vogliamo considerare questo Dogman. Già, perché di fatto sono in molti ad aver pensato, durante la visione di quest’ultimo lungometraggio di Besson, proprio al Joker che tanto aveva fatto scalpore alla Mostra e che – diciamolo pure – avrebbe meritato anche una bella Coppa Volpi.

A star is (re)born

Dogman, Caleb Landry Jones in una sequenza del film di Luc Besson
Dogman, Caleb Landry Jones in una sequenza del film di Luc Besson

Se, dunque, Joker è stato considerato da molti non soltanto il film di Todd Phillips, ma anche – e soprattutto – il film di Joaquin Phoenix, Dogman potrebbe essere decisamente considerato il film di Caleb Landry Jones, qui più intenso e versatile che mai, a cui il regista dedica numerosi primi e primissimi piani e che, di volta in volta, è capace di trasformarsi da sincero confidente ad amorevole padrone dei suoi cani, ma anche – all’occorrenza – in uno spietato assassino. Soltanto dopo aver vestito i panni ora di Edith Piaf, ora di Marlene Dietrich, ora di Marilyn Monroe, però.

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Fuori dagli schemi

DogMan, una scena del film
DogMan, una scena del film di Luc Besson

Luc Besson, dal canto suo, non avrebbe potuto non regalarci un film “fuori dagli schemi”. Non il suo miglior film, sia ben chiaro, ma ad ogni modo una pellicola che non passa affatto inosservata. Anche soltanto, se vogliamo, per le squallide ambientazioni – in cui il protagonista ha vissuto da bambino e in cui vive da adulto, ora finalmente attorniato dai suoi numerosi, amatissimi cani – nonché per i colori sgargianti della fotografia, ma anche dei costumi di Douglas e del suo volto accuratamente truccato. In poche parole, per una messa in scena tutt’altro che “sobria”. Proprio come da un bel po’ di tempo a questa parte ci si aspetta, d’altronde, dal cinema del regista di Parigi.

Forma o sostanza?

Dogman, una sequenza del film di Luc Besson
Dogman, una sequenza del film di Luc Besson

Siamo d’accordo. Dogman, di fatto, non è assolutamente quello che si dice un film perfetto. E tolto – come già detto – il suo ottimo protagonista, tolto il suo speciale rapporto con i cani e il modo in cui gli stessi possano fare, a comando, cose davvero “fuori dal comune”, tolte le immortali musiche di Edith Piaf e, più in generale, una selezione musicale che vede al proprio interno delle vere e proprie chicche, non resta, purtroppo, molto. Ma sta bene. Di fatto, il film in sé indubbiamente è accattivante. Indubbiamente diverte. Il fatto di concorrere addirittura per il Leone d’Oro, però, lo rende forse un tantino pretenzioso.

Locandina

Dogman, la locandina italiana del film di Luc Besson

Gallery

Scheda

Titolo originale: Dogman
Regia: Luc Besson
Paese/anno: Francia, Stati Uniti / 2023
Durata: 114’
Genere: Drammatico, Thriller
Cast: Clemens Schick, Caleb Landry Jones, Derek Siow, Avant Strangel, Aven Campau, Bennett Saltzman, Christopher Denham, Jojo T. Gibbs, Michael Garza, Adam Speers, Ambrit Millhouse, Bianca Melgar, Corinne Delacour, Eric Carter, Grace Palma, James Payton, Jeff Mantel, Jeremiah Figuereo, John Charles Aguilar, Lincoln Powell, Luing Andrews, Marisa Berenson, Naima Hebrail Kidjo, Natalie Denise Woodard, William Sciortino
Sceneggiatura: Luc Besson
Fotografia: Colin Wandersman
Montaggio: Julien Rey
Musiche: Éric Serra
Produttore: Virginie Besson-Silla, Steve Rabineau
Casa di Produzione: Luc Besson Production, Ondamax Films
Distribuzione: Lucky Red

Data di uscita: 12/10/2023

Trailer

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Dopo la laurea in Lingue Moderne, Letterature e Scienze della Traduzione presso l’Università La Sapienza di Roma, mi sono diplomata in regia e sceneggiatura presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma, con un workshop di critica cinematografica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2013 scrivo di cinema con il blog Entr’Acte, con il quotidiano Roma e con le testate CineClandestino.it, Mondospettacolo, Cabiria Magazine, e, ovviamente, Asbury Movies. Presidente del Circolo del Cinema "La Carrozza d'Oro", nel 2019 ho fondato la rivista Cinema Austriaco.

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